Colloreto, preparazione di un’escursione

Non ci sono mai stato al convento di Colloreto. Eppure l’ho visto. Il suo fascino è per me evocato da un’apparizione di pochissimi secondi, il tempo di sollevare sollevare gli occhi sopra una collina di fronte, poco dopo lo svincolo per Morano Calabro procedendo sulla A3 in direzione Salerno, appena prima che la macchina si infili dentro una breve galleria. L’impressione è di quattro mura diroccate ai piedi del massiccio del Pollino.                        

Rocco mi aveva parlato di un sentiero che passa sotto Timpone Viggianello partendo dalla statale che porta a Rotonda subito dopo aver lasciato piano Ruggio. Un sentiero che nemmeno lui conosce ma di cui ha sentito parlare. L’idea di cercare un percorso alternativo a quello proposto tre anni fa da Piero è nata dal timore di un’escursione troppo dura a causa del forte dislivello. Da Gaudolino a Colloreto si contano infatti quasi 800 metri di differenza altimetrica.

            L’idea è definitivamente tramontata dopo aver parlato per telefono con Carmine di Morano, che mi ha spiegato che il sentiero non è più praticato e non è facile né riconoscerlo né avanzare a causa della vegetazione. Avrei avuto bisogno di qualcuno che lo conoscesse e ci accompagnasse e comunque non è detto che sia idoneo per portarci un gruppo numeroso. Così abbiamo ripiegato sull’unico percorso che conosciamo, almeno sulla carta, dov’è chiaramente tracciato.

            E’ sabato pomeriggio 25 agosto. Zio Giovanni ed io partiamo da Matera alle 15:15 e – senza soste dopo 2 ore e un quarto – alle 17:30 arriviamo a Colle dell’Impiso. Il tempo di parcheggiare adeguatamente la macchina e mettere gli scarponi ed alle 17:45 a piedi ci avviamo sul sentiero. Dopo un’ora, alle 18:45, senza scendere ai piani di Vacquarro, siamo a Spaccavummolo. Breve pausa ed alle 19:00 arriviamo a Gaudolino. E’ importante, quando si prepara un’escursione, prendere nota dei tempi.

Puntiamo direttamente al nuovo capanno, dove troviamo altri tre escursionisti con cui passeremo insieme la notte: Gregorio, Gianni e Gepi. E’ l’occasione per conoscersi e scambiare quattro chiacchiere. Sono tutti originari di Morano, ma due di loro vivono ormai da anni a Roma. Si sono ritrovati questa estate al loro paese di origine e hanno deciso di fare un giro sul Pollino, come facevano da ragazzi. Condividiamo la cena sorseggiando ognuno il vino che l’altro ha portato. Si discute sulla opportunità di fare arrivare una seggiovia da Morano a Gaudolino. Per fortuna la maggioranza, almeno dei presenti, non è d’accordo. In alcuni punti la faggeta si schiarisce in macchie che sfumano nel giallo. Le foglie appassiscono anzitempo probabilmente a causa della prolungata siccità di questa estate. Quale sarà il destino del Pollino?

E’ ormai già buio quando arrivano alla luce di un lume tre ragazzi con pesanti zaini sulle spalle, provenienti dalla “scala di Morano”, stanchissimi. Montano la loro tenda in uno spazio a margine della faggeta, sotto il monte Pollino. Non conoscono il posto, così li accompagno a Spezzavummolo perché possano riempire l’acqua.

La notte si è annunciata con una splendida luna quasi piena che è sorta da dietro il monte Pollino. Non c’è un alito di vento e non fa per niente freddo, si sta bene in T-shirt o al massimo con la felpa. Ho deciso di dormire sotto la tettoia all’esterno perché nel capanno non c’era spazio a sufficienza. E sono stato benissimo. Nel capanno faceva troppo caldo: anche se il fuoco è stato spento, le pietre del camino emanavano ancora calore e zio Giovanni ed i nostri amici, che nel capanno hanno dormito, lo hanno sofferto.

La notte, intorno alle 5 e mezzo, mi sono svegliato. Il cielo, senza ormai più luna, già tramontata, è uno spettacolo. Il firmamento è di una chiarezza che non mi servono più gli occhiali. Ho appena visto la mia prima stella cadente di questa estate.

Mi sono svegliato alle 7:00 di mattina e con zio Giovanni e uno dei due amici romani – nella vita fa l’idraulico e ha problemi con le ginocchia – sono andato a Spezzavummolo per lavarmi e fare rifornimento di acqua. 

Partiamo alla volta di Colloreto intorno alle 8:20, dopo aver fatto colazione. Il sentiero è molto chiaramente segnato con due linee accostate di vernice bianca e rossa, probabilmente tracciate dal CAI. E’ sdrucciolevole per il pietrisco e bisogna fare attenzione a non scivolare. Si scende lungo il Vallone Colloreto che si fa sempre più profondo ed il sentiero procede a mezza costa sulla sua sinistra. Alle poche diramazioni optiamo sempre per il sentiero che va a destra, verso il vallone.

Cerchiamo un sentiero che scenda a destra per passare dall’altra parte del vallone, ma non riusciamo a trovarlo. Finché non ci accorgiamo di essere andati troppo avanti: siamo sul sentiero che porta a Morano e ci stiamo allontanando dal vallone. Ho raggiunto la radura sulla collina indicata a m.1098 di quota sulla cartina, nei pressi della Sorgente Romania, da dove si gode di una bella vista. Alzando gli occhi al cielo si vedono i pini loricati che si affacciano dal Pollinello. E si vede finalmente anche Colloreto, dall’altra parte del vallone.  

Torniamo indietro sui nostri passi stimando ad occhio la distanza della diramazione indicata sulla cartina. In effetti, il sentiero che scende c’è. Provenendo da Gaudolino, s’incontra un agrifoglio che invade quasi per metà l’ampia mulattiera verso Morano. Poi c’è un piccolo sperone roccioso proprio sul sentiero, alla cui altezza si dirama un sentiero che scende in basso a destra.

S’incontrano almeno un paio di diramazioni, ma ad intuito è facile capire che bisogna scendere ancora in basso. Finché non incontriamo una sorgente, che forma una piccola cascatella su una parete di muschio. E’ la sorgente della Serra. Bisogna proseguire ancora sul sentiero che infine porta a guadare il torrentello e risale dall’altro lato. A questo punto basta semplicemente seguire il sentiero e si arriva a Colloreto. Prima però s’incontrano altre tre sorgenti. Una di queste è la sorgente Tufarazzo, dall’acqua buonissima. La sorgente, poco più avanti si trasforma in una cascata. E’ incredibile come in questo periodo di prolungata siccità tuttavia ci sia così tanta acqua che continua a sgorgare dalla montagna, fino a traboccare sul sentiero.

A Colloreto arriviamo alle 12:10, dopo quasi 4 ore di cammino, sentieri intrapresi per sbaglio compresi. Sorprende la grande fontana, ricavata da un solo blocco di pietra, al centro del cortile. Il convento conserva buona parte delle mura della chiesa ed altre strutture. Spicca la torre campanaria dalla caratteristica forma circolare, ancora in piedi. Non mi aspettavo un complesso così grande. Fu scelto dai padri agostiniani quale luogo silenzioso per rifuggire dalla mondanità. Oggi è abitato costantemente dal rombo dei motori delle auto che sfrecciano sull’autostrada sottostante.

Dai m.1684 di Colle Gaudolino si passa ai m.906 di Colloreto, un dislivello di 778 metri , lungo i quali si può osservare la vegetazione che cambia, dalla faggeta iniziale fino al lecceto. Si distinguono aceri, agrifogli, ginepri, biancospini, felci, ginestre. E poi ancora il ciclamino napoletano, il pungitopo, l’elicriso, il rovo, l’asparagina.

Pausa per riposare, rifocillarci e scattare qualche fotografia e alle 13:00 ripartiamo. Il ritorno è assai faticoso. Ci mettiamo tre ore per arrivare a Gaudolino. Meno male che avevamo alleggerito il carico, lasciando il sacco a pelo ed il tappetino di gomma nascosto tra gli alberi. Dovremo valutare se preferire un percorso di sola andata escludendo questa volta il ritorno alle macchine.

Mentre torniamo verso l’Impiso, penso che sarebbe bella se l’escursione iniziasse da Colloreto e passando per Colle Gaudolino e poi per Vacquarro giungesse infine alla Madonna di Pollino. Il percorso che i moranesi compivano, e qualcuno forse lo fa ancora, per andare in pellegrinaggio alla Madonna di Pollino. Sarebbe interessante anche fermarsi il sabato precedente la domenica dell’escursione a Morano per visitare le chiese che conservano i tesori appartenuti un tempo al convento di Colloreto, tra cui alcune statue del Bernini padre.
 
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Domenica 9 settembre. Siamo partiti da Matera alle 8:20 e dopo circa due ore e mezzo siamo arrivati all’Impiso. L’andata è stata rallentata da molte macchine che viaggiavano in senso inverso al nostro: è la festa della Madonna di Pollino a San Severino Lucano.

Ci vuole circa un’ora da colle dell’Impiso allo svincolo per Morano sull’autostrada. Impensabile da raggiungere con una macchina da far trovare al ritorno, è necessario l’autobus se vogliamo fare un’escursione di sola andata. L’ipotesi suggestiva dell’escursione che arrivi o parta da Madonna di Pollino ho dovuto scartarla perché richiederebbe almeno un altro sopralluogo per trovare la strada che da Madonna di Pollino porta a Vacquarro. Sarà per un’altra volta. Intanto ora vediamo dove l’autobus potrà aspettarci per il ritorno e come raggiungerlo.

Allo svincolo scendiamo dalla macchina per dare un’occhiata ai vari sentieri nella campagna d’intorno che scendono dalla montagna. Un’altra ipotesi è quella di arrivare a Colloreto da Gaudolino, poi tornare indietro e proseguire per la scala di Gaudolino fino allo svincolo autostradale per Morano.

A destra, dopo circa un chilometro o poco più dallo svincolo, prendiamo una via seguendo l’indicazione per l’“agriturismo del parco”. Qui chiediamo informazioni ad un anziano signore seduto ad un tavolino, che sorride facendo intendere di saperla lunga. Siamo sulla strada giusta per Colloreto. Il tipo ci dice di conoscere bene la scala di Gaudolino ma di non aver mai sentito parlare della scala di Morano; poi ci spiega che sul Pollino c’è la sorgente Spezzavummolo e Spezzavummoleta, ma non riesco a capire quest’ultima dove si trova.

Sulla strada troviamo subito dopo le indicazioni per l’agriturismo Colloreto. I tre ragazzi baresi che avevamo incontrato due settimane fa ci avevano detto di aver  lasciato la macchina nei pressi di un agriturismo proprio sotto i ruderi del convento. Poco più avanti, in corrispondenza di un sottopassaggio della rampa che porta allo svincolo autostradale, incontriamo una fontana. Mi sembra un buon posto per l’attesa del bus al termine dell’escursione. Di fronte si diramano due strade, sterrate; seguiamo quella di sinistra, che un cartello indica portare all’agriturismo Colloreto. Guadiamo subito dopo un basso corso d’acqua e dopo una salitella di un chilometro e mezzo circa arriviamo all’agriturismo. Una signora bionda dall’accento straniero, molto gentile, ci indica di proseguire e ci dice che possiamo lasciare la macchina più a monte, vicino all’edificio che fa parte dell’agriturismo.

Alle 12:30 ci incamminiamo a piedi lungo un sentiero che sale dritto al convento, dove arriviamo un quarto d’ora dopo. Dopo una settimana di tempo incerto e temperature al disotto della media del periodo, oggi il tempo è buono, il cielo è sereno, l’aria è nitida e non tira vento. Facciamo un giro tra i ruderi, esplorandoli con maggiore attenzione rispetto alla volta scorsa. Mi chiedo in quale degli ambienti ancora visibili fosse ricavata la chiesa. Forse nello spazio a lato della bella torre campanaria cilindrica?

La solita focaccia per la pausa pranzo e alle 13:40 ci avviamo in direzione della “scala”. Passiamo dalle sorgenti. Ci fermiamo ad ammirare la cascata di Tufarazzo. Mi accorgo che un piccolo sentiero porta proprio sotto la sorgente, che cade su un pavimento di muschio. Restiamo a guardare incantati. Poi le gocce d’acqua che il vento si diverte a spruzzarci addosso ci invitano a tornare sui nostri passi.

Senza problemi percorriamo il sentiero che attraversa prima il torrente Colloreto, dove una bianca mucca sta pascolando, e poi risale tra i lecci fino ai primi faggi. Passiamo sotto la sorgente della Serra. Un sentiero poco più sopra permette di passare accanto al punto dove sgorga l’acqua, evitando così di attraversare la sorgente tra muschi e fango. Dopo appena due settimane ritrovare la via che porta alla “scala” è agevole. Ritroviamo anche la bottiglia di plastica che zio Giovanni aveva già trovato la volta scorsa. Questa volta la riprende con sé per gettarla più tardi in un contenitore di rifiuti.

Proseguiamo in discesa per il tratto a noi nuovo. E’ estremamente sdrucciolevole per la presenza di pietrisco. Troviamo la sorgente Romania (o Romànio o Romàrio). Il sentiero non si legge bene, appare confuso a causa dell’acqua piovana che evidentemente vi si raccoglie per scendere a valle trasformandosi in un torrentello un po’ disordinato. Siamo in una pineta a ridosso dell’autostrada. Un cancello di filo spinato sbarra l’accesso ad un sottopasso dell’autostrada. Lo apriamo e passiamo.

Poco più avanti, all’altezza di una proprietà recintata da alberelli e chiusa da un cancello, prendiamo un sentiero che va a destra in direzione dell’agriturismo. Ma il sentiero porta ad un altro cancello chiuso, abbiamo sbagliato. Torniamo indietro e percorriamo la strada nel senso opposto, fino a giungere alla fontana del sottopassaggio. Qui c’è un bivio; eravamo sulla via di destra, mentre quella che porta all’agriturismo è a sinistra. Un cartello ci indica che ci vogliono ancora 1,4 chilometri . Ma secondo noi sono almeno due chilometri.

Per arrivare alla fontana da Colloreto senza sbagliare strada, secondo me, ci vogliono circa 2 ore e mezza. Arriviamo all’agriturismo dopo le 17:00. Entriamo per chiedere informazioni.

Qui scopro che chi gestisce l’agriturismo è la signora Caterina, moglie dell’ing. Gian Nicola Coscia. Le dico che ho conosciuto suo marito e Rosanna di Mormanno. Rosanna, mi dice, si è sposata e adesso ha un bambino. Sono contento per lei.

Da Colloreto alla fontana facendo invece il percorso più breve che passa dall’agriturismo, secondo me, ci si mette circa un’ora, probabilmente meno. A zio Giovanni piacerebbe concludere l’escursione del 23 con una cena nell’agriturismo. Una soluzione che non mi convince perché se arriviamo nel pomeriggio una cena sembra improponibile e se arriviamo per l’ora di cena… poi si fa troppo tardi per il ritorno a casa. Bisognerà pensarci su.