La seconda vita del faro Palascìa

Punta Palascìa è il luogo in cui il giorno comincia prima che nel resto d’Italia: siamo sulla costa più ad Est dello Stivale, a 18°31’22” di longitudine Est. Ricordo che, quando nella primavera del 2005 facemmo un’escursione lungo la scogliera a sud di Otranto, il Faro Palascìa, che svettava bianco al di sopra di un edificio ristrutturato con porte e finestre sbarrate, ci fece da riparo durante la pausa pranzo da un forte vento che soffiava lungo la costa scoperta.

Ben ripulito e ristrutturato, mi sembrava un gigante inutile senza più contatto con l’esterno, come un Polifemo accecato, dotato di una forza ciclopica ma ormai inservibile.

Sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 14 dicembre leggo ora con piacere che una lanterna d’epoca è appena arrivata da La Spezia, è stata montata sul faro salentino ed è ora pronta a lanciare il suo raggio in mare. Grazie all’impegno di ambientalisti e della città di Otranto nonché ad accordi che hanno coinvolto la Regione Puglia, la Marina Militare e l’Università di Lecce, il Faro Palascìa diventa visitabile. Sarà inoltre al centro di una serie di progetti dell’Università del Salento e del Comune di Otranto, con la nascita di un Osservatorio su Ecologia e salute degli ecosistemi mediterranei e con una mostra sulle lagune e foci fluviali. Così tornerà ad essere battuto il sentiero su cui un tempo il guardiano del faro passava con il suo asino per raggiungere il paese.

Il Faro Palascìa fu costruito nel 1850 e per oltre un secolo ha guidato i natanti che solcavano il Mar Adriatico. La casa a due piani sulla quale è poggiata la grande torre in carparo è stata la dimora dei faristi: due famiglie che hanno vissuto in quell’eremo fino agli anni Sessanta.

Cosimo Buono