JESCE – Storia di un torrente inquinato

Sin dal 3 Giugno del 2008 la Gazzetta del Mezzogiorno annunciava che l’associazione Falco Naumani aveva avviato una sottoscrizione per sollecitare gli enti preposti alla tutela dell’ambiente ad adottare provvedimenti ed iniziative atte a far cessare la anomala situazione.

Le firme raccolte sono state oltre 1000.

Il 23 Novembre dello stesso anno, il CEA di Matera organizzò una manifestazione alla quale dette il nome “SALVIAMO IL TORRENTE JESCE”. Nel corso della manifestazione, alla quale parteciparono un centinaio di persone, si effettuò il prelievo dell’acqua, la si esaminò – il risultato di inquinamento da tensioattivi e pesticidi era, purtroppo, scontato – e vi fu poi un incontro dibattito per l’esame complessivo della situazione. Il motto della manifestazione è stato “l’acqua è di tutti, a nessuno deve essere concesso di inquinarla”

In data 12 Marzo del 2009 “Il Quotidiano della Basilicata” pubblicò un articolo che denunciava la “bomba ecologica” costituita dall’inquinameno dello Jesce, in cui il vice presidente di Falco Naumanni segnalava che gli scarichi inquinati vengono bevuti dal bestiame che pascola sulla Murgia, i cui prodotti finiscono poi sulla nostra tavola.

Il torrente Jesce, proveniente dell’agro del Comune di Altamura, termina nello Jurio, piccolo laghetto che un tempo rappresentava un luogo dove era possibile recuperare l’acqua anche nei periodi di maggiore siccità, per poi riversarsi nel torrente Gravina di Matera.

Un servizio giornalistico curato da Luigi Di Lauro, giornalista della Rai, andato in onda il 13 Maggio 2009 al TG Regione della Basilicata alle ore 14:00, documenta la presenza di un materasso di schiuma alto un metro. Qualcuno ha fatto il lancio di un sasso ed esso è affondato senza lasciare traccia alcuna. Nel suo servizio il bravo giornalista evidenzia come la segnalazione fosse giunta da dipendenti di una soprintendenza, non specificata, e che gli stessi avrebbero interessato le autorità inquirenti. Il successivo commento è cosa, purtroppo, nota.

L’inquinamento riveniente dallo Jesce, anche se è il più rilevante, non è l’unico, poiché vi sono tracce di schiuma anche sotto le chiese rupestri di Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci ed è un punto che precede l’immissione dello Jurio nel Gravina. Sempre la sera del 13 Maggio dell’anno scorso alle ore 20:13 è stato possibile rilevare traccia di schiuma a monte della confluenza dello Jurio nel Gravina. Significa che vi è un’altra fonte di inquinamento.

In località Pantano vi sono due depuratori, antecedenti alla normativa di rifermento; per il caso in questione occorrerebbe sviluppare un’indagine accurata e capire se la fonte del’inquinamento siano i depuratori o scarichi di acque reflue illegali che si verificano lungo il percorso del torrente Gravina di Matera che ha la sua sorgente nell’agro di Altamura.

Il 28 di Maggio, il NOE dei Carabinieri di Potenza ha provveduto, assistito dall’Arpab a fare dei prelievi di acqua cominciando dagli scarichi dei depuratori gestiti da AQL in località Pantano di Matera. Alla luce di quanto emerso, tre gestori, a vario titolo, dell’impianto di depurazione sono stati segnalati per violazioni alla normativa in materia ambientale.

Lavori di sistemazione parziale sono iniziati ma il malfunzionamento è ancora evidente.

Lo schema fognario che attiene i Sassi è, inoltre, vecchio e particolarmente complesso. I reflui della zona sud degli antichi rioni confluiscono in P.zza S. Pietro Caveoso dove è in esercizio un impianto di sollevamento, spesso le pompe si grippano, specie dopo abbondanti piogge; l’impianto trasporta i reflui ad un altro impianto di sollevamento posto sotto la chiesa di S. Agostino, dove confluiscono anche le acque reflue dell’area nord dei Sassi e delle altre abitazioni che sovrastano gli stessi. Le acque, sollevate da quest’ultimo sistema di pompaggio, arrivano al piano per essere convogliate, finalmente, ai depuratori di località Pantano.

Lungo la gola che va da S. Pietro Caveoso alla chiesa rupestre di S. Barbara vi è uno schema fognario in cemento che è risalente, forse, al periodo pre-bellico; esso è danneggiato ma ancora funzionante. Il tratto descritto arriva, in linea d’aria, sotto la chiesa di S. Barbara e qui si immette liberamente nel corso del torrente Gravina. Esso funziona da troppo pieno dello schema sopradescritto ed è, in effetti, sempre operativo.

Nell’esame della annosa vicenda si incontra una molteplicità di enti preposti, per il loro verso, al raggiungimento dell’obbiettivo.

Enti territoriali: Regione, Amm.ne Provinciale, Comune.

Enti strumentali : ATO ( organo di programmazione degli interventi e di controllo…); AQL (ente gestore delle acque nell’ambito del servizio idrico integrato); ARPAB (Agenzia preposta alla protezione ambientale).

A questi si può aggiungere, nel caso in questione, anche ed in qualche modo l’Ente Parco della Murgia Materana. Qualora fosse dimostrato che le cause dell’inquinamento dipendano dalla vicina e confinante Regione Puglia, si capisce come la situazione si complichi perché bisogna almeno moltiplicare per due gli Enti competenti ed in effetti, malgrado i bei principi costituzionali ed i protocolli vari, anche internazionali, la situazione giace miseramente irrisolta da decenni.