Quando entriamo in casa d’altri, prestiamo molta attenzione ad inserirci con grande cautela nei ritmi e nelle abitudini peculiari degli ospiti: rispetto verso le persone, rispetto verso il luogo che ci accoglie.
“Casa d’altri” è anche un luogo dove non abita l’uomo: per esempio un bosco. Qui abitano creature vive che svolgono le loro attività quotidiane: nascono, muoiono, litigano, procreano, mangiano, si riappacificano, si dividono lo spazio ecc. è opportuno predisporci all’ascolto perché i nostri ospiti hanno modalità di esistenza e di comunicazione molto diverse dalle nostre. Entrare ed ignorare i codici comportamentali inerenti quel luogo, continuando ad adottare disinvoltamente quei comportamenti tipici dello stile di vita cittadino, significa, direbbe Socrate, “portarsi appresso”. Durante l’escursione del silenzio, finalmente, siamo stati invitati a lasciare noi stessi al di qua della soglia d’ingresso del bosco: fare il vuoto dentro di se per poter accogliere, sia pure parzialmente, il livello di esistenza degli autoctoni: piante ed animali. Non è facile; non sempre ci sono riuscita, ma quando è accaduto mi sono sentita benevolmente accolta da questi alberi dalle grandi chiome; dai tronchi diritti e possenti; dalla dolcissima, struggente luce autunnale del sole filtrata dalle foglie; dal richiamo lontano di un uccello: forse invitava i suoi compagni al lungo viaggio, carico di incognite, per migrare verso luoghi più caldi? Difendeva il suo territorio da eventuali invasioni? Chiamava i suoi piccoli? la sua compagna o il suo compagno? … chissà!!!
Nel silenzio, le fronde degli alberi hanno incominciato a fremere sempre più forte, fino a quando il fruscio è diventato fragore. Ho percepito tutto ciò come un dono; un dono fatto a me, proprio a me, da parte di quel bosco; il vento parlava agli alberi, gli alberi parlavano a me: ora sei finalmente qui con noi. Avrei auspicato indicazioni ridotte all’essenziale da parte di chi ha già vissuto questa particolarissima situazione per non interferire col vissuto che ciascuno si apprestava a scoprire; per non sciupare la sorpresa e lo stupore che può suscitare una esperienza così delicata e, soprattutto, rara per noi uomini civilizzati; per non orientare e condizionare il sentire individuale in modo che prendesse forme diversificate così da contribuire ad un maggiore arricchimento del sentire collettivo.
Dora Ferretti