Camminare insieme

Li abbiamo incontrati stamattina davanti al bar nella piazza di Aliano. Sono i camminatori o camminattori, come loro stessi si definiscono, arrivati dal Nord per attraversare a piedi la Basilicata con spirito sociale. L’idea è nata dopo aver visto il film “Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo, che tante simpatie ha suscitato altrove.

Alcuni camminatori colgono l’opportunità della macchina con cui siamo arrivati, sulla quale carichiamo alcuni sacchi che così eviteranno di portare in spalla. Siamo infatti rimasti d’accordo con Tonia e Nicola che nel pomeriggio verranno a prendere la macchina per poi raggiungerci a Craco, nostra località di arrivo.
Alla 7:45, dopo avere salutato don Pierino Dilenge, anima sociale e culturale di Aliano, ci avviamo a piedi in sedici, proprio come le tappe di questa traversata a piedi, lungo via Giovanni Falcone, oltre la chiesa madre. Procediamo in discesa sulla stradina asfaltata che si affaccia sui paesaggi dei calanchi e degli ulivi coperti da banchi di nebbia sparsi. Non si sa se il cielo si aprirà e prudentemente indosso una felpa e una giacca a vento.
Rocco familiarizza subito con Claudio, sono le due barbe bianche del gruppo. Oltre a Claudio, pittore acquerellista, gli altri camminattori sono: Andrea, Gianluigi, Benedetta, Anna e Riccardo. E poi ci sono tre napoletani, Rossella dall’Abruzzo e i due ragazzi di Bologna che abbiamo conosciuto mercoledì scorso a Viggiano.
CamminAmare è un’associazione di promozione sociale con sede alla Spezia che organizza cammini per scoprire lentamente i paesaggi, incontrare gli abitanti dei territori attraversati e scambiare con loro sentimenti, conoscenze ed interessi intorno alle arti musicali e poetiche. Vogliono inoltre conoscere e far conoscere le piccole economie sostenibili locali, che rispettano l’ambiente.
Li abbiamo conosciuti in vico Lombardi guardando il filmato del progetto Ge.Mi.To., cammino a piedi fatto l’anno scorso lungo il perimetro del triangolo industriale Genova – Milano – Torino, con lo scopo di conoscere le cose belle, ma anche le criticità ambientali, obiettivo anche di CamminAmare Basilicata.
Con noi si è accodato (ma sarebbe più corretto dire attestato, visto che è rimasto sempre in testa al gruppo) un bel meticcio fulvo che abbiamo tentato invano di dissuadere dal seguirci. E’ venuto con noi senza sapere dove lo avremmo condotto e che il cammino sarebbe stato tanto lungo ed impegnativo.
Il percorso attentamente e faticosamente studiato da Riccardo Carnovalini si fa lungo una via carraia sterrata che, dopo le piogge di ieri, è ancora bagnata e ci si infanga. A volte sembra di camminare su trampoli, che appesantiscono i nostri passi. Ci affacciamo sull’ampia valle del Sauro, proseguendo sulle alte colline alla sua destra in direzione Est.
Riccardo, presidente dell’Associazione con un curriculum di camminatore impressionante, ha lavorato prima a tavolino confrontando le ortofoto pubblicate sul sito web del Ministero dell’Ambiente in trasparenza con le cartine IBM 1:50.000, poi recandosi sul posto. Ha già provato il percorso a piedi per ben due volte.
Alle 10:15 ci fermiamo sul piazzale davanti ad una casa colonica abbandonata per riposare un quarto d’ora e fare uno spuntino. C’è da superare una recinzione di rete metallica. Riccardo ci racconta di avere incontrato il proprietario durante il sopralluogo, il quale non ha voluto che scavalcasse la recinzione praticando egli stesso un passaggio nella la rete con una tronchese. Purtroppo, aggiunge Riccardo, a volte bisogna attraversare delle proprietà e non sempre si incontrano proprietari così bendisposti.
Riccardo è anche un valente fotografo e ha intenzione di ritrarre tutta la costa lucana, del Tirreno e dello Jonio, per fare un confronto delle immagini di oggi con quelle che scattò del 1985. L’attraversamento a piedi della Basilicata prevede, infatti, anche un prologo di due giorni, già percorso, lungo la costa marateota e un epilogo della durata di tre tappe su quella ionica. Lungo i saliscendi del cammino scambio alcune parole con Rossella e scopro che è originaria di Grottole e conosce diverse persone di Matera che conosco anch’io. Da Claudio, poeta dei colori, ascolto bellissime parole che danno un senso a questa non comune fatica gioiosa: camminare su un territorio significa conoscere la gente per stabilire una rete di relazioni, mettere in contatto le persone del luogo tra loro. I cambiamenti economici e tecnologici degli ultimi decenni hanno prodotto un allontanamento della gente dal territorio e dall’ambiente naturale, e questi, senza il presidio della sua gente, sono diventati più fragili ed esposti alle aggressioni delle speculazioni, delle economie che sfruttano le risorse e le consumano per sempre. Camminare sul territorio significa conoscerlo ed aiutare i suoi abitanti a riconoscerlo e riscoprire il legame di reciproca appartenenza. Andare piano per poter guardare e riguardare il paesaggio, cioè averne riguardo. Lungo il sentiero ascolto anche Andrea, anzi le note dell’ukulele che strimpella camminando. L’ukulele è uno strumento hawaiano simile ad una piccola chitarra. La sua musica è gradita anche a due giovani maremmani che abbandonano temporaneamente il gregge per andare incontro ad Andrea e fargli festa. Salutiamo Luigi, il pastore, che è l’unico essere umano che incontreremo lungo il percorso oltre ad un cacciatore poco prima di raggiungere a Craco.
Alle 11:20 arriviamo sulla strada statale Saurina. Dai quasi 500 metri di Aliano siamo scesi a quota 150 metri mentre la temperatura è salita a 21 gradi. Siamo ormai tutti in maniche corte, non c’è vento e il cielo comincia ad offrire lacerti di azzurro. Salutiamo Carlo e Daniela, che ripartono in autostop e guadiamo il fondo ciottoloso del torrente Sauro.
Dopo aver lasciato alle spalle la masseria Caputo, ci attendono ripide e faticose salite per superare il fianco sinistro della valle. Alle 12:45 arriviamo sudati su una radura nei pressi di un’azienda che alleva maiali. Ci fermiamo esausti tra gli eucalipti per la pausa pranzo. Siamo a quota 375 metri e la temperatura è salita a 25 gradi.
Dopo il pranzo ripartiamo che il cielo sembra di nuovo ricoprirsi e la temperatura scende. Ma c’è ancora da sudare per lasciarci dietro la strada che porta alla borgata Serra di Croce e svalicare verso la valle della Salandrella. Sono le 13:50 e il mio orologio segna 435 metri di quota quando si vede di fronte la sagoma inconfondibile di Craco vecchia e cominciamo a scendere.
Il gruppo è un po’ sgranato e Riccardo, che è davanti, tiene un’andatura piuttosto sostenuta, ma c’è solidarietà tra i camminatori che si preoccupano sempre di aspettare chi è rimasto indietro perché ai bivi e agli incroci non smarrisca il sentiero giusto. Riccardo tiene il tempo con rigore, l’arrivo a Craco è previsto per le 17:30.
Si cammina e si scambiano parole, si cammina e si ammira il paesaggio. Gianluca, il raccoglitore di storie e componitore di acrostici, mi dice che questi paesaggi che stiamo attraversando, che ad ogni svolta regalano un nuovo scorcio da fotografare, gli appaiono iconici. Sacri e dorati come un’icona. Penso: il pittore mi ha parlato di poesia e il poeta mi parla di pittura. Mi dice che sono paesaggi che gli ricordano i colori dipinti da Carlo Mattioli.
Lo scorcio che attraversiamo a me sembra una savana. In realtà sono campi abbandonati e di tanto in tanto un appezzamento arato. Bellissime le grandi querce che “macchiano” di verde scuro il paesaggio.
Ma oltre al paesaggio ci sono tanti particolari che uno sguardo attento ci regala: tanti gli aculei d’istrice sul terreno; un serpentello, probabilmente una biscia dal collare; un paio di trattori agricoli abbandonati in avaria; rovine di modeste abitazioni rurali in pietra; un grande ovile in stato di abbandono; un vecchio pozzo al margine di un campo. Ma anche un “lago” di pannelli solari e il lago d’acqua di Gannano.
Superiamo un campo arato e poi scendiamo nella forra del Lupo, attraversando una fitta vegetazione di canne e tamerici. Per arrivare a Craco siamo costretti a percorrere sentieri che ci allontanano provvisioriamente dalla meta portandoci in direzione di Tempa Petrolla, che si ammira in lontananza insieme alle colline di Pisticci e di Montalbano, rispettivamente alla sua sinistra e alla destra.
Andrea si è tolto gli scarponi che gli fanno male e prosegue in ciabatte, visibilmente sollevato. Finalmente siamo ai piedi dell’ultima salita che porta a Craco. Passiamo sotto il lungo viadotto della statale per Stigliano quando il sole colora dei suoi raggi dorati la terra regalandoci un confortante tepore. Le colline sembrano onde gigantesche di un mare ad un tempo agitato e dolce.
Inizio la salita quando chi è avanti è già scomparso alla mia vista. Anche Anna, con la sua figura longilinea e la ricca capigliatura scura, è lontana davanti, nonostante la cura costante dedicata alla comunicazione. Gran camminatrice, l’ho vista per gran parte del tempo, infatti, con il telefonino incollato all’orecchio, intenta ad organizzare i prossimi appuntamenti dell’impresa.
Ho terminato il mio litro e mezzo di acqua ed il mio passo avanza a fatica. Al mio fianco quello di Benedetta. Arriviamo ai circa 400 metri di quota di Craco che non sono ancora le 17:00. Abbiamo completato i nostri trenta chilometri e 940 metri di dislivello in salita. L’ultimo sole illumina le case semicrollate del paese fantasma, con la torre quadrata in alto, attorniata da uno stormo di corvi. I baluardi in cemento posti a sostegno del paese sono anch’essi crollati, a causa del loro peso accelerando la frana che costrinse i crachesi all’evacuazione nel 1963.
Dopo una breve e rinfrescante sosta alla fontana lungo la strada, ci presentiamo davanti al convento di San Pietro, dove è previsto l’incontro con i rappresentanti della comunità locale. Il nostro povero meticcio questa volta arriva per ultimo. Lo abbiamo visto affaticato già a metà cammino, ma naturalmente non ci ha abbandonati, fidandosi di noi fino in fondo. Sono molto contento che dei ragazzi che stanno andando ad Aliano lo caricano sulla loro macchina per riportarlo a casa.
Donato, Rocco, Francesco ed io facciamo appena in tempo a fare la foto di gruppo insieme agli altri camminatori prima del tramonto del sole e dell’incontro scambio.
Ma l’incontro non si terrà stasera a Craco. Inspiegabilmente ci viene chiesto di acquistare la Craco card, il biglietto d’ingresso per la sala del convento. 10 euro a testa per raccontare le bellezze della Basilicata e valorizzare le risorse sostenibili della comunità di Craco. E’ una contraddizione che ci fa sorridere amaramente. E’ un esempio delle tante contraddizioni di questa terra di Basilicata, terra bella ed affascinante, terra accogliente eppure ancora così chiusa. Come la contraddizione del petrolio, una ricchezza che viene portata via a ritmi sempre più sostenuti per lasciare solo aria insalubre e inquinamento del sottosuolo, dei politici che vogliono far convivere forzatamente l’estrazione del petrolio con i parchi naturali, del film di Rocco Papaleo che decanta la bellezza del paesaggio lucano con i soldi della Total che l’ha finanziato. Di Matera che non sa ripulire i suoi torrenti inquinati che attraversano il parco “protetto” della Murgia e ambisce a diventare capitale europea della cultura nel 2019.
Come l’incomprensibile comportamento degli amministratori di Craco, insensibili ad iniziative culturali ed umane straordinarie come CamminAmare che decide di passare proprio per questo posto sperduto e insieme meraviglioso del Sud. Un errore forse involontario, forse non hanno capito. Si sarà trattato di un equivoco, come spiega con tono deluso ma gentile Riccardo. Grazie a Gianni Palumbo e agli amici dell’Associazione “Allelammie” l’incontro si terrà a Pisticci e sarà pure bello con la musica popolare coinvolgente dei Terragnora. Un incontro per raccontare la realtà di questo territorio deturpato da speculazioni sempre più numerose, raccontare la verità spesso coperta dai nostri politici compiacenti con i grandi poteri economici venuti da lontano. E farlo, nonostante tutto, senza alzare la voce, con la sensibilità e l’attenzione che distingue questi nostri amici venuti dal Nord.
Gianluca mi ha salutato dicendomi che bisogna restare in contatto anche se si è lontani. Sì, per continuare a camminare insieme, anzi a camminAmare insieme, magari sempre più numerosi.
 
Cosimo Buono