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Traversata del cuore

14 giugno 2015

da Colle dell’Impiso a Colle Marcione

Coordinatori:

  • Antonio Di Marzio (tel. 3294770246)
  • Cosimo Buono (328.8474201).

Partenza da Matera: ore 06:15 da Piazza Matteotti su autobus
Inizio escursione: ore 9:00 da Colle dell’Impiso
Durata escursione: circa 9 ore (soste comprese)
Lunghezza del percorso: km.19 circa
Dislivello: in salita m.500 circa; in discesa m.900
Altitudine: minima m.1235 slm – massima m.1880
Difficoltà: EE
Sorgenti per il rifornimento idrico: Sorgenti del Vascello, Fontana del Principe
Ritorno a Matera con arrivo previsto: ore 20:30/21
Numero max partecipanti: 35, con precedenza per gli iscritti all’associazione
Quota di partecipazione: 16 euro per i soci e 21 euro per i non soci. Questi ultimi dovranno inoltre sottoscrivere entro venerdì 12/6 la liberatoria non essendo coperti da assicurazione.

Si ringrazia Nunzio Giancola per la preziosa collaborazione nell’organizzazione dell’escursione .
Riunione di pre-escursione: venerdì 12 giugno alle 20:15 nella sede dell’associazione in vico Lombardi n.3 – Matera.
Equipaggiamento: obbligatorie le scarpe da trekking e vivamente consigliati i bastoncini telescopici. Per l’abbigliamento occorrerà regolarsi a seconda delle condizioni meteorologiche della giornata. In ogni caso: munirsi di giacca a vento leggera, mantellina antipioggia, occhiali da sole e cappellino e crema di protezione dai raggi solari.

Si consigliano inoltre: macchina fotografica, binocolo, propensione all’osservazione ed all’ascolto. Sarà richiesto ai partecipanti di parlare a bassa voce e solo in riferimento alla situazione del momento.

Non dimenticare il pranzo al sacco per la pausa pranzo e soprattutto una borraccia con almeno un litro di acqua perché la prima possibilità di rifornimento idrico sarà alla sorgente del vascello dopo la pausa pranzo.

Norme di comportamento: i partecipanti dovranno attenersi scrupolosamente alle direttive del responsabile, in merito all’andatura, alla posizione rispetto alla guida ed agli altri escursionisti, al percorso da seguire ed alle soste. Ci troviamo in un’area protetta e sarà richiesto il massimo rispetto dei luoghi attraversati (flora, fauna, fossili) e dell’ambiente naturale in generale ed anche delle persone del posto (pastori, contadini) di cui siamo ospiti, lasciando meno tracce possibili del nostro passaggio (anche i rifiuti biodegradabili dovranno essere riportati a casa).

N.B.: per motivi di sicurezza non saranno ammessi all’escursione coloro che non possiedono l’attrezzatura minima indispensabile o che non saranno ritenuti in grado dagli organizzatori di parteciparvi. E’ obbligatoria la prenotazione direttamente ai responsabili dell’escursione. Non saranno tollerati ritardi sull’orario di partenza.

I responsabili dell’escursione possono modificare il percorso programmato o spostare o annullare l’escursione a causa di sopravvenute necessità.

DESCRIZIONE DEL PERCORSO

Passando da San Severino Lucano (PZ), un autobus si porterà a Colle dell’Impiso, località di partenza, per poi riprenderci all’arrivo a Colle Marcione, in territorio di Civita (CS). Il percorso ci consentirà di attraversare il cuore del parco nazionale del Pollino, passando per i Piani del Pollino.

Si parte dunque dal Colle dell’Impiso (che letteralmente significa: passo dell’impiccato), base di avvio di molte escursioni, per salire sui Piani, tra le vette più imponenti del Massiccio.

Discendendo dal Colle dell’Impiso ai pascoli dei Piani di Vacquarro, si possono osservare, incastonate nella roccia, le rudiste, conchiglie fossili vissute al tempo dei dinosauri ed oggi estinte. Fino a questi piani si protendeva il ghiacciaio del Pollino nell’ultima era glaciale. Gettando uno sguardo verso Serra del Prete, si noterà un vasto circo glaciale scavato nel suo fianco orientale.

Dalle ampie radure dei Piani di Vacquarro si risale per quello che fu il letto del ghiacciaio, dove oggi scorre il torrente Frido. Attraverso il bosco di faggi in piena vegetazione, lungo una comoda strada forestale si raggiunge Fonte Rummo. Sarà però difficile riuscire ad attingere alle sue fresche acque a causa di un recente abbassamento del livello da cui sgorgano.

Dopo una breve sosta alla piccola rada di Fonte Rummo, affronteremo la “spezzagambe”, la ripida e breve salita per raggiungere Piano Toscano, ai piedi del Monte Pollino, dove si estendono vasti prati disseminati di viole, ranuncoli e margherite.

Il percorso prosegue tra altri segni delle glaciazioni passate: i circhi glaciali del Monte Pollino e le colline moreniche, detriti scavati dalla montagna e accumulati dal ghiacciaio, poi emersi quando questo si è infine ritirato.

Le pozze d’acqua a cui mandrie di bovini e di cavalli vanno ad abbeverarsi e le doline indicano che siamo su un territorio carsico. Procedendo in leggera salita, raggiungeremo infine la sella tra Serra Dolcedorme – che svetta a 2267 metri di quota – e Serra delle Ciavole. Siamo al confine tra la Basilicata e la Calabria.

Svalicheremo dal bacino del Frido a quello del Raganello per raggiungere così Piano di Acquafredda, a circa metà percorso, dove ci fermeremo per la pausa pranzo. Il Piano di Acquafredda è un’enorme dolina di origine glaciale collocata a 1800 metri di altitudine sotto la sella che unisce Serra Dolcedorme a Serra delle Ciavole. Oltre che osservare dal basso l’imponenza della vetta più elevata del massiccio del Pollino, il profilo sinuoso della Manfriana (con il caratteristico tratto dell’Afforcata) e i primi pini loricati che, a pochi passi, si affacciano da Serra delle Ciavole, al Piano di Acquafredda si ammirano gli “alberi serpente” tra più belli del Parco. Si tratta di faggi il cui tronco, per effetto del peso della neve durante la stagione invernale, ha assunto nel tempo un andamento sinuoso come il corpo di un serpente.

Dopo la pausa pranzo, si riprenderà il cammino per attraversare uno dei boschi di faggio più belli ed estesi del Pollino: la Fagosa. Una discesa piuttosto ripida ci porterà a Piano di Fossa, un’ampia radura popolata dalla Carlina zolfina (Carlina acanthifolia). Qui si potrà osservare un tratto di faggeta con esemplari dal portamento colonnare e fronde alte e fitte, dove si percepisce chiaramente una temperatura più fresca ed umida.

Continuando la discesa, giungeremo alle sorgenti del Vascello, dove potremo rifornire le borracce di acqua fresca e purissima. Il sentiero prosegue quindi in leggera discesa lungo una mulattiera completamente immersa nel bosco. Poche altre specie trovano spazio nella faggeta: qualche sparuto agrifoglio e piccoli abeti bianchi.

Lasceremo il sentiero a sinistra per tagliare verso la strada forestale che corre più in basso, all’altezza della Fontana del Principe, una copiosa fontana a sei bocche, dove un tempo si fermavano a dissetarsi i cacciatori al seguito del principe Spinelli di Cariati, duca di Castrovillari.

La forestale ci porterà a Piano di Ratto, dopo il quale la faggeta si fa molto più rada e gli alberi cambiano aspetto, risultando più piccoli ed estesi in ampiezza piuttosto che in altezza.

Insomma occasioni per ammirare e fotografare i paesaggi ed i meravigliosi particolari offerti dalla natura non mancheranno. Lasciate però un po’ di spazio per riprendere la spettacolare parete di roccia della timpa di San Lorenzo (e poco più lontana, sulla sinistra della prima, quella della Falconara) illuminata dalla luce suggestiva del tramonto, che segnerà l’arrivo a Colle Marcione.

NOTE

La Fagosa è un bosco puro di faggi tra i più estesi del Pollino. Situata nell’alta valle del Raganello, ricopre le pendici delle montagne che la circondano, dalla Manfriana fino a Serra di Crispo e Toppo di Vuturo, interessando la fascia altimetrica che va dai 1200 ai 1900 metri slm.

Il faggio (Fagus sylvatica) è la pianta arborea dominante nelle aree montuose lungo tutto l’arco appenninico fino alla Sicilia. E’ una pianta tipicamente europea; infatti predilige un clima oceanico, cioè tendenzialmente umido e mite. Esso ha sorprendenti capacità di adattamento, per cui può assumere fisionomie notevolmente differenti a seconda delle diverse condizioni ambientali: caratteristiche del terreno, esposizione, altitudine, piovosità, ma anche l’utilizzo del territorio da parte dell’uomo (pastorizia, taglio e raccolta).

Nel grande bosco della Fagosa si possono osservare esemplari dall’habitus assai differente: individui di piccole dimensioni e con la chioma espansa più a valle, dove il bosco è ancora rado e frequentato dagli armenti; piante a gruppi polmonari; individui giovani in condominio assai fitto a poca distanza l’uno dall’altro; faggi con tronco colonnare, grigio lucido anche con notevole sviluppo in altezza, con piante distanziate tra di loro, grande chioma e notevole copertura del suolo sottostante; imponenti alberi centenari; piante dalla chioma emisferica e le dimensioni di arbusto in prossimità dei crinali; fino agli alberi serpente, dal tronco incredibilmente contorto. Senza considerare gli esemplari marcescenti, crollati (così creando una piccola radura) o rimasti ostinatamente in piedi ancorché non più in vita, spesso ricoperti da funghi e da licheni, che costituiscono nutrimento fondamentale per numerose specie vegetali ed animali.

Le foglie in parte hanno cominciato a cambiare colore e man mano che entreremo nell’autunno perderanno completamente il verde per seccare e poi cadere. Si possono osservare inoltre sulla pagina superiore di alcune foglie delle curiose piccole escrescenze tra il verde e il rosso a forme di pera: sono le galle provocate da un moscerino, il Mikiola fagi. Le femmine del dittero depongono le uova nelle gemme; le larve si fanno strada all’interno delle foglioline inducendole a produrre la galla, in cui si sviluppano nutrendosi del tessuto interno, fino a cadere in autunno insieme alle foglie. Dopo l’inverno, si trasformano in pupe e poi in moscerini adulti.

Il faggio produce dei frutti che si chiamano faggiole appetite in particolare dai maiali (il nome latino del genere potrebbe derivare dal greco faghein (= mangiare) Sono impiegati anche nell’alimentazione umana: si consumano arrostiti come succedanei di castagne, nocciole o mandorle; tostati sono un surrogato del caffè[1].

A parte i margini delle radure più basse e della strada forestale, dove si possono trovare arbusti di rosa canina, acero, rovo, sambuco lebbio, il sottobosco è assai scarso, se si eccettua la presenza, in questo periodo, del ciclamino napoletano.

Per le popolazioni locali la Fagosa ha assunto nel corso dei secoli il sapore del mito. E’ ciò che proveremo ad ascoltare direttamente dalla sua stessa “voce”, cercando di attraversarla con attenzione e sensibilità.

Cosimo Buono



[1] Il faggio è sfruttato dall’uomo anche in vari altri modi. L’olio estratto dai semi, di colore pallido e sapore dolciastro viene utilizzato come condimento e un tempo come combustibile. Le foglie vengono usate come foraggio per il bestiame, nelle zone con scarsi pascoli. Il legno del faggio, oltre che per produrre cellulosa, è utilizzato come combustibile, messo direttamente ad ardere o trasformato prima in carbonella. Omogeneo e pesante, esso è privo di elasticità ma resistente, inizialmente di colore bianco col tempo rossastro, è ottimo per lavori di tornitura e la fabbricazione di mobili, un tempo era utilizzato per le traversine ferroviarie.

Obblighi dei partecipanti:
partecipare possibilmente alla riunione, quando prevista, per l’iscrizione all’escursione e versare la quota richiesta; essere puntuali all’appuntamento; essere fisicamente preparati e in possesso di abbigliamento ed attrezzatura adeguati all’escursione;  attenersi esclusivamente alle disposizioni impartite dal responsabile non abbandonando il sentiero ed il gruppo se non preventivamente autorizzati e collaborando per la migliore riuscita dell’escursione;  avere rispetto dei luoghi visitati, astenersi da raccogliere fiori o altro lungo il percorso;  prevedendo l’utilizzo della propria autovettura, presentarsi al raduno già riforniti di carburante;  essere a conoscenza del presente regolamento ed accettarlo.

:: REGOLAMENTO ESCURSIONI ::

Il Direttivo ha approvato e predisposto il programma annuale delle escursioni individuando, tra i soci capaci e disponibili, i responsabili sezionali cui attribuire il compito di realizzare le singole attività. Il programma riporta, per ciascun’escursione, il nome o i nomi dei relativi responsabili. Il responsabile dell’escursione può non ammettere i partecipanti che a causa della scarsa preparazione, dell’inidoneo abbigliamento, dell’atteggiamento tenuto o di quant’altro, potrebbero influire negativamente sullo svolgimento dell’escursione. Il responsabile dell’escursione può modificare il percorso di un’escursione programmata o di spostare o annullare la stessa a causa di sopravvenute necessità. Il Direttivo può non ammettere nell’elenco i nominativi dei responsabili sezionali che nell’organizzazione di escursioni abbiano dimostrato scarsa attitudine e che non diano sufficienti garanzie, impedendo agli stessi di potersi proporre per nuove escursioni.