30 agosto terza tappa

Anche oggi una nuova tappa nel territorio dei calanchi.
Condividiamo la struttura con altri ospiti e quindi facciamo la nostra colazione in silenzio, all’esterno, con una falce di luna calante che sorride a Pisticci sullo sfondo.
Partiamo alle 5:50, difatti è ancora buio, il tratto iniziale è sull’asfalto e così per maggiore sicurezza il primo del gruppo è Francesco D., che con la sua torcia frontale segnala bene la nostra presenza. Superiamo il profondo Cavone sul ponte della vecchia ferrovia in abbandono e lo osserviamo attraverso le ringhiere ormai arrugginite e divelte.

Qui comincia un lungo percorso fra i calanchi. Superato un campo di granturco, ormai quasi pronto al raccolto, uniamo Rocco C. al nostro gruppo ed effettuiamo una prima veloce pausa davanti ad un vecchio pozzo in mattoni di cotto, datato 1901, ormai da tempo in disuso, ma ancora padrone della valletta. La strada sterrata ormai ha preso forma di sentiero, e prosegue fra due fitte siepi naturali di lentisco che accarezzano i fianchi e le spalle, pur se a volte lasciano il posto ai graffi offerti dalla salsapariglia. Il paesaggio è sorprendentemente verde, per le fitte pinete del rimboschimento, così fra salite e discese la prima metà del percorso è sempre all’ombra. Una ripidissima salita ci mette alla prova ma ci ripaga di un panorama ampio e aperto, che spazia da Valsinni a Craco, da Salandra a Stigliano. Poco sopra, uno stagno artificiale ricorda un piccolo cratere vulcanico con la sua forma perfettamente tondeggiante. Scolliniamo e si apre a noi la valle dell’Agri, che raggiungiamo presto ponendo attenzione al fondo calanchivo puntellato di fossi, inghiottitoi e frane. La statale 598, che siamo costretti ad attraversare con circospezione, ci ricorda come nonostante teniamo un ruolino di marcia molto sostenuto, il mondo umano viaggi a velocità molto maggiori di quelle nostre, di quelle naturali. Fra le auto che sfrecciano, un’istrice morta è stesa a bordo strada. La distesa pietraia dell’Agri quasi a secco precede di poco il rinfrescante momento tanto atteso della fontana Frascarossa, con le cui fredde acque ristoriamo testa, piedi e labbra.
Siamo ormai in cammino da 18 km quando ci tocca affrontare il restante percorso con 30 gradi e pochi alberi a proteggerci dal sole feroce. È la parte più faticosa, ma ormai la meta si avvicina ad ogni passo. I calanchi si aprono al nostro passaggio, svelando migliaia di fossili marini: conchiglie, rudiste e capesante; sul suolo argilloso qualche temerario contadino coltiva pesche, arance, ulivi. Una bella casa si affaccia all’orizzonte. Siamo arrivati.

 

Francesco Foschino