La sera precedente si passava allegramente intorno al fuoco, gustandoci una cena fatta di carne cotta alla brace e vino rosso; la bella atmosfera favoriva un sincero confronto sulla splendida esperienza giunta alle sue battute finali, con uno sguardo rivolto alle giornate trascorse insieme ed uno all’insù, verso la meraviglia di un cielo stellato che appare in tutta la sua luminosità.
Ora, ultimo giorno del cammino, il gruppo si alza alla spicciolata a partire dalle sei tra chi, come Francesco D.G. e Antonio R., anticipa la sveglia per vedere l’alba dal Santuario e chi approfitta della partenza comoda, prevista per le otto, per recuperare un po’ le forze in vista della salita in vetta al Pollino.
Alle 7:30 si unisce nuovamente al gruppo Francesco F. che non aveva potuto partecipare alla tappa del giorno precedente per un impegno familiare a Matera. La gioia di ritrovare una guida fondamentale del cammino nonché un allegro compagno di viaggio è grande, considerando poi che Francesco si presenta con latte, caffè e cornetti per tutti.
Rinfrancati dalla colazione e dalle chiacchiere mattutine ci apprestiamo a partire con un po’ di ritardo alle 8:25. Ripercorriamo a ritroso il sentiero che il giorno precedente avevamo percorso da Piano Jannace per raggiungere il Santuario della Madonna del Pollino (altitudine 1.530), attraversando un fitto bosco di faggi e abeti bianchi, fino a giungere al fosso Jannace prima (altitudine 1.555 – ora 8:50 – notiamo la rovina del ponte di legno di attraversamento del fosso) e al Piano Jannace più tardi, intorno alle 9:15. Qui, ricompattato il gruppo, Antonio D.M., vuole ricordare un caro amico dell’associazione scomparso tre anni fa per un incidente stradale che lo coinvolse proprio in un tratto del cammino da Matera al Pollino, quello fra Pisticci e la località le Tre Colonne, poco prima del ponte ferroviario sul fiume Peschiera. Antonio era una ragazzone, di 33 anni, pieno di vita e ottimo suonatore di fisarmonica che portava a volte con se, nelle uscite dell’associazione, per rallegrare la comitiva. Riprendiamo il cammino lasciando alla nostra destra il Piano Jannace e percorrendo il fianco della Serra di Crispo, coperti dall’ombra di un bosco di faggi. Alle 10:00 giungiamo alla fresca fontana di Pitt’ Accurc così chiamata per il fatto di costringere il viandante a piegarsi fin quasi verso terra per poter attingere alle sue limpide acque. Bevuto un po’ e riempite le borracce si riparte per i piani del Pollino. Finalmente eccoli che si avvicinano! Sono monumenti naturali incredibili….sono i pini loricati! Alberi potenti che si inerpicano fin nelle parti più impervie del massiccio, sfidando il vento e le intemperie aggrappati alla roccia con le loro forti radici e protetti dalla loro caratteristica e robusta corteccia che richiama il disegno delle corazze del soldato romano. Il gruppo si sfilaccia un po’, per girare con maggiore autonomia nei piani, godendosi il magnifico paesaggio che permette allo sguardo di raggiungere tutte e cinque le vette del Parco superiori ai duemila metri spingendosi ben oltre, fin verso i monti della Campania che affacciano sul Golfo di Policastro. La coda del gruppo arriva alla Grande Porta del Pollino, tra Serra di Crispo e Serra delle Ciavole, alle 10:50. Passando per Zi’ Peppe, il millenario loricato cui si diede fuoco circa venti anni fa per protestare contro le restrizioni legate all’istituzione dell’ente Parco, e fatte le ultime foto al vecchio pino, gli ultimi del gruppo si avviano per il fosso dei lupi. Come guardiani del fosso, quattro enormi pini si ergono a difesa del ciglio che lo delimita a sud. Passiamo vicino ad una mandria di cavalli e di mucche, e nello scendere incrociamo sul nostro passaggio una bella mucca sdraiata in terra. Facciamo per girare larghi ma l’animale sembra nervoso, si alza sulle zampe ed inizia a muggire. Non capiamo la reazione, d’altronde stavamo allontanandoci…dopo un po’ capiamo il motivo di tanto nervosismo. Ci giriamo a monte ed ecco un vitellino di pochi mesi che le si avvicina. Insieme scendono il fosso lasciandoci distanti e meravigliati.
Al fondo del fosso dei lupi siamo per le ore 12:00. Dall’alto del Colle di Malevento ci salutano gli amici in testa al gruppo; noi ultimi impieghiamo circa mezz’ora per guadagnarci l’arrivo al Colle dove siamo per le 12:30. Salutiamo con un ultimo sguardo il fosso dei lupi che con le sue colline moreniche ci rimanda all’ultima glaciazione quando un enorme ghiacciaio riempiva l’anfiteatro naturale delimitato dal Monte Pollino, il Dolce Dorme e la Serra delle Ciavole e saliamo verso la vetta del Pollino lungo il sentiero di cresta. La salita è dura, i 150 km percorsi nei giorni precedenti fanno sentire tutto il loro peso sulle gambe…non manca il supporto degli amici; da monte arriva fino a noi l’incoraggiamento del fischietto scout di Antonio R. e dopo circa tre quarti d’ora finalmente…la vetta! Alle 13:20 giunge in cima il gruppo di coda (Cosimo, Nicola B., Francesco D.G e Gianfrancesco). Ad accoglierci tanti amici dell’associazione partiti alle 9:00 da Colle dell’Impiso. Siamo tutti per il brindisi? No…ne manca ancora uno. ..Nicola M. che appare all’orizzonte poco dopo il nostro arrivo con il candore del bravo pastore, bastone in mano e fiasco di vino al seguito. Saluti, brindisi e abbracci e si riparte alle 14:00 per il rifugio Gaudolino dove sono rimasti alcuni dell’associazione che non si sentivano di affrontare la faticosa salita verso la vetta. Al Gaudolino giungiamo alle 15:00 e ci fermiamo per il pranzo. La discesa al Colle dell’Impiso lungo la Valle del Frido è poco più di una piacevole passeggiata per tutti noi, allietata da una rinfrancante bevuta alla fonte Spaccavummola. Dicevamo che l’ultima discesa e’ stata semplice per tutti…ma ci dimenticheremmo così della caparbietà di un nostro amico. Francesco D.G. arriva alla macchina provato da un forte dolore al ginocchio pur di portare a termine l’intero cammino, intrapreso la domenica precedente, con la conquista della vetta del Pollino. Giunti alle macchine cominciano i primi saluti che si concludono con una pausa ristoratrice ad un caffè della stazione di servizio Marbe’, subito dopo Pisticci scalo. Ci salutiamo consapevoli di aver condiviso un’esperienza unica, di aver creato o rafforzato dei legami amicizia e di aver assaporato, in fin dei conti, la bellezza della vita che si coglie soprattutto nelle relazioni semplici e vere che abbiamo cercato di vivere favoriti da una natura incantevole e da una terra ricca di umanità.
Gianfrancesco Marigliano