Pensieri silenziosi del bosco Pantano di Policoro

I pensieri silenziosi sono creature discrete, direi piuttosto schive, ma capaci di colmarti di meraviglia. Appartengono al sentiero dove poggiamo con attenzione i nostri passi e spuntano davanti, a volte di lato e non di rado anche dietro, solo a chi ha imparato ad ascoltare.

Per la unicità del paesaggio paludoso, non posso che balbettare i versi che furono di Petrarca.

“Ella negli occhi pur mi restava e, nell’immensità del ciel, io mi credea di rivederla ancora”.

Il bosco incantato.

Così è stato chiamato da un viaggiatore venuto da lontano,

e noi uomini stupidi lo stiamo buttando via.

Per la nostra fame di benessere stiamo perdendo il profumo dell’erba,

i raggi di sole che filtrano tra i rami,

gli iris gialli fioriti.

Dobbiamo esserne fieri, noi uomini stupidi.

 

Un rombare inquietante

sembrava appostato implacabile al limitare del bosco,

un cecchino invisibile pronto ad entrare in azione.

Ma all’interno del bosco fantasma

eravamo ancora al sicuro, tra architravi

di verdi rapinatori di linfa,

finestre incantate e archi di trionfo.

Il profumo a pieni polmoni di essenze sparse

tra l’erba e i rami in disordine perfetto

mi barcollavano come la via aperta nell’intrico ubriaco.

Poi la volta verde si è dispersa alle spalle,

nella luce bianca ed altissima e allora ho capito

il richiamo veniva da molto lontano,

dalla notte dei tempi

sulla linea di costa ininterrottamente

e i suoi echi li abbiamo uditi l’ultima volta alla Difesa

e prima ancora a Timmari.

E’ il mare,

profondo ed eterno come la Terra.

Ci ha rassicurati con fragore crescente

e una gemma è spuntata da questa landa di acquitrini,

nelle mani e pronta a spiccare il volo

eppure si è lasciata ammirare

languida e coriacea nelle sue striature perfette rosso rubino.

E la mia corsa all’indietro,

la mia ricerca affannosa è stata rallentata

da un angelo primitivo che mi ha raggiunto

sul lato della macchia e poi mi ha superato

con gran silenzio, lo stesso che avevo desiderato

per i miei compagni e per i loro pensieri di meraviglie.

In tanti abbiamo scoperto che l’acqua non era fredda

la spuma ha lambito i nostri piedi

e colmato i miei sogni sospinti aldilà dell’orizzonte azzurro.

Bisogna cacciare via gli occhiali

e vedere con i nudi occhi delle emozioni

per scrutare l’altrove dei bianchi gabbiani

in formazione di avventura, oltre la linea del giorno.

Torneremo, lo abbiamo promesso in tanti,

tra un mese forse in solitario raccoglimento,

quando l’iris avrà compiuto il suo miracolo giallo.
 

La bellezza e il fascino del luogo, l’unico rimasto in Basilicata, deve rimanere così nei secoli.

 

L’incanto nell’osservare la natura, porzione dell’Universo a nostra disposizione, stupisce come novità e varietà di modi d’essere analoghi al nostra e complementari.