6 LUGLIO 2008
COORDINATORE:
- Adriano Castelmezzano
Dati tecnici del percorso:
- Punto di partenza: località Colle dell’Impiso sulla strada asfaltata per Piano Ruggio (1561 mt. slm. ).
- Punto più basso dell’itinerario: Piani del Vacquarro (1453 mt. slm.).
- Punto più alto dell’itinerario: Timpone Canocchiello (1885 mt. slm.).
- Dislivello totale: 543 metri.
- Cartografia Igm 1:25000: foglio n. 221 IV NE Viggianello.
- Territori comunali attraversati: Viggianello, Fardella, Chiaromonte, Terranova di Pollino.
- Tipo di percorso: strada forestale, sentiero, tracce di sentiero e percorso libero su rocce.
- Lunghezza percorso: 11 km circa. (itinerario ad anello salvo due brevi tratti in comune al Colle dell’Impiso ed ai Piani di Vacquarro).
- Durata: 8 ore circa.
- Difficoltà: EE (escursionisti esperti). Per la lunghezza del percorso è necessario essere ben allenati ed abituati ai percorsi di montagna; l’itinerario si svolge in prevalenza all’interno del bosco, su strade e sentieri forestali, solo tra i Piani di Vacquarro e la salita alla Cresta della Madonna di Pollino, si affronterà un tratto ripido e roccioso, in occasione del quale bisognerà prestare molta attenzione a causa del fondo insidioso. Un breve passaggio con sole tracce di sentiero, ci condurrà in cima ad una piccola vetta rocciosa dalla quale si godrà il paesaggio dei Piani del Vacquarro visti dall’alto, anche qui bisognerà essere prudenti. Il breve tratto che conduce al Timpone Canocchiello ha solo una traccia di sentiero che si inoltra nella bassa ed inestricabile faggeta di vetta ( qui ci vorrà un po’ di spirito di adattamento per i rami bassi…)
- Punti d’appoggio: nessuno.
- Soste programmate: Timpa e Varco del Tasso, Mulattiera per Piano Iannace, Timpone Canocchiello (sosta per il pranzo a sacco), Fontana di Rummo.
- Sorgenti: Fontana di Rummo a circa 7 Km dall’inizio dell’escursione. (Borraccia piena a inizio escursione).
- Cosa vedremo lungo il percorso: le faggete, le faggeto-abetine, le stazioni relitte di Pino Loricato e Tasso, i salici del Pollino, gli aceri del Pollino, i ginepri emisferici, il Torrente Frido, gli alberi ed i fiori endemici del parco, i piani di origine glaciale ed i fenomeni carsici, le cime del Parco (Serra del Prete, Monte Pollino, Serra di Crispo, Serra delle Ciavole e Serra Dolcedorme).
- Punti di interesse: il Colle dell’Impiso, i Piani del Vacquarro, la Cresta della Madonna di Pollino, il Timpone Canocchiello, la Valle di Rummo, Il Bosco di Chiaromonte, la Fontana di Rummo.
- Consigli ed informazioni utili: il percorso si sviluppa in massima parte all’interno dei boschi ma data la stagione e la presenza di alcuni tratti scoperti, è consigliabile avere con se un cappellino o un foulard per ripararsi dal sole. Importanti anche la crema solare e lo stick per le labbra. Utile un repellente per insetti da utilizzare prima e durante l’escursione.
- Attrezzatura ed abbigliamento: scarponcini da trekking (obbligatori), pantaloni lunghi (da preferire in assoluto a quelli corti) pile leggero, zaino da escursionismo, giacca impermeabile o antivento, occhiali da sole, bastoncini da trekking telescopici ed un minimo di ricambio da portare nello zaino (maglietta intima).
- Norme di comportamento: i partecipanti dovranno attenersi scrupolosamente alle direttive del responsabile, in merito all’andatura, alla posizione rispetto alla guida ed agli altri escursionisti, al percorso da seguire ed alle soste. Ci troviamo in un’area protetta e sarà richiesto il massimo rispetto dei luoghi attraversati ( flora, fauna, fossili e dell’ambiente naturale in generale) ed anche delle persone del posto (pastori, contadini) di cui siamo ospiti, lasciando meno tracce possibili del nostro passaggio (anche i rifiuti biodegradabili dovranno essere riportati a casa). In caso di maltempo o per qualunque altro motivo, l’itinerario potrà essere annullato, variato o adattato alle sopravvenute esigenze.
- Numero di partecipanti: massimo 25 persone.
- Misure di protezione: il percorso che seguiremo, rientra nella Zona 1 del Parco nazionale del Pollino (istituito nel 1990); è inoltre compreso nel Sito d’importanza comunitario (S.I.C.) denominato “Madonna del Pollino-località Vacquarro (cod.IT9210145) esteso 969 ettari, ed istituito in base alla Direttiva Europea “Habitat” facente parte della Rete Natura 2000 e ricadente per intero in territorio lucano.
- Fauna: Aquila reale (Aquila chrysaetos), Gufo reale (Bubo bubo), Picchio nero (Dryocopus martius), Picchio rosso mezzano (Dendrocopos medius), Falco pellegrino (Falco peregrinus), Corvo imperiale (Corvus corax), Beccaccia (Scolopax rusticola), Coturnice (Alectoris graeca), Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Tordela (Turdus viscivorus), (Astore (Accipiter gentilis), Sparviero (Accipiter nisus), Rampichino alpestre (Certhia brachydactyla), Regolo (Regulus regulus), Ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula), Balia dal collare (Fidecula albicollis), Lupo (Canis lupus), Martora (Martes martes), Scoiattolo meridionale (Sciurus vulgaris meridionalis), Gatto selvatico (Felis silvestris), Driomio (Dryomys nitedula), Cinghiale (Sus scrofa), Lepre (Lepus europaeus corsicanus), Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), Tritone crestato (Triturus carnifex), Tritone italiano (Triturus italicus), Ululone appenninico (Bombina variegata), Buprestis splendens, Rosalia alpina e Cerambyx cerdo.
- Flora: Faggio comune (Fagus sylvatica), Abete bianco (Abies alba), Pino loricato (Pinus leucodermis), Tasso (Taxus baccata), Acero montano (Acer pseudoplatanus), Acero d’Ungheria (Acer obtusatum), Acero di Lobel (Acer lobelii), Acero riccio (Acer platanoides), Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia), Sorbo montano (Sorbus aria), Carpino nero (Ostrya carpinifolia), Ginepro emisferico (Juniperus hemisphaerica), Pioppo tremolo (Populus tremula), Leccio (Quercus ilex), Tiglio comune (Tilia platyphyllos) Sassifraga porosa (Saxifraga porophylla), Campanula del Pollino (Campanula pollinensis), Ranuncolo del Pollino (Ranunculus pollinensis), Campanula a foglie di Gramigna (Edraianthus graminifolia), Gigaro meridionale (Arum lucanum), Cardo di Tenore (Cirsium tenoreanum).
- Geologia: calcari e dolomie del Cretaceo superiore (da 100 a 65 milioni d’anni fa’) con diffusi fenomeni carsici (nelle vicinanze del nostro itinerario c’è un inghiottitoio di circa 27 metri di profondità). Nella zona del Timpone Canocchiello emergono anche terreni contenenti argille e calcari marnosi soggetti a fenomeni erosivi. Mentre la cima del timpone è costituita da detriti antichi successivamente cementatisi nel Pleistocene. (periodo compreso tra 1,8 e 12.000 anni fa’).
Descrizione dell’itinerario:
L’inizio del percorso è situato nei pressi della località Colle dell’Impiso a circa 1560 metri s.l.m., nel territorio comunale di Viggianello (Pz) lungo la strada asfaltata che porta a Piano Ruggio. Lasciata la rotabile, ci incammineremo lungo lo sterrato, e tra faggi, aceri lobeliani, aceri montani e maggiociondoli alpini, ci porteremo in cima al colle il cui nome ricorda il periodo del brigantaggio. Dalla sommità del valico proseguiremo lungo la strada forestale che ora scende dolcemente verso i Piani di Vacquarro, i caratteristici pianori solcati dal Torrente Frido e situati tra la Serra del Prete, Il Timpone di Mezzo e la Cresta della Madonna di Pollino; l’origine dei piani è glaciale, qui, infatti, partendo dal versante settentrionale di Serra Dolcedorme, terminava la lingua del Ghiacciaio del Frido, uno dei più lunghi dell’Appennino meridionale (circa 5 km) risalente all’ultima grande fase fredda, quella di Wurm (terminata circa 12.000 anni fa’) mentre un altro di minori dimensioni scendeva dal ripido versante settentrionale di Serra del Prete (il relativo circo, cioè la zona di accumulo della neve, è ancora ben visibile ed è quello che si è meglio conservato tra tutte le testimonianze glaciali del Pollino). Una volta usciti dalla faggeta, avremo di fronte la suggestiva panoramica del più basso dei tre Piani di Vacquarro (probabilmente il toponimo ne testimonia il lungo utilizzo come pascolo estivo per i bovini, e difatti uno stazzo è tuttora presente ai margini del pianoro) e di fronte la Cresta della Madonna di Pollino punteggiata da ginepri emisferici, radi abeti bianchi e pini loricati mentre lungo il torrente potremo ammirare numerosi arbusti pionieri di Salice rosso (Salix purpurea). Una volta scesi sul pianoro, non mancheremo di notare l’originale pavimentazione in pietra che in parte ancora riveste quest’antica mulattiera che permetteva di collegare il versante lucano a quello calabro attraverso il Colle Gaudolino, e utilizzata anche dai pellegrini che da Sud raggiungevano il Santuario della Madonna di Pollino, attraverso la Scala di Gaudolino. A proposito di questa via di collegamento, questo è il breve resoconto di quanto accadde il 22 ottobre 1863, in occasione di una delle tante imprese compiute del famoso brigante Antonio Franco di Francavilla in Sinni e dalla sua banda: “…..si immettono subito per la stretta vallata del Gaudolino, Antonio Franco, che è con altri tre o quattro briganti, incontra il mulattiere suo compaesano Ferdinando Schiatti e si fa scaricare i due barili di vino che porta sul basto della cavalcatura. La carne di capra e vino di Castrovillari o di Morano, fanno sempre gola ai masnadieri del Pollino.”
Dal pianoro seguiremo quindi la strada che risale controcorrente verso il secondo dei due piani più bassi, e dopo un breve tratto di faggeta e l’attraversamento del ruscello che proviene dalla Sorgente Spezzavummole, ci porteremo sulla seconda radura, ancora pochi metri e dopo aver abbandonato la strada, attraverseremo il letto del Frido e prenderemo il punto di attacco di un sentiero che risale la spalla rocciosa della Cresta della Madonna di Pollino, in corrispondenza di un evidente ginepro emisferico. Il sentiero sale ripido nella faggeta, costeggiando un inclinato ghiaione calcareo dove vegeta un piccolo nucleo di pini loricati, quindi s’immette in un canalino che conduce ad una sorta di valico, qui lasceremo temporaneamente il percorso principale, per raggiungere una piccola e caratteristica timpa rocciosa, ricoperta da aceri napoletani, ginepri, faggi, abeti bianchi e tassi……proprio la presenza di questi ultimi, oltre al panorama, sarà il motivo di questa piccola deviazione; infatti, oltre a giovani esemplari, potremo ammirare alcuni vetuste piante aggrappate ad una parete rocciosa posta di fronte al punto in cui ci troveremo (ricordiamo che il Tasso, bellissimo e misterioso, è divenuto molto raro nei boschi del Pollino e la sua presenza in alcune zone relitte, fornisce un’idea, sia pure approssimativa, di come fossero le foreste di un tempo….).
Ridiscesi sul sentiero principale, riprenderemo a salire, e da questo punto il percorso, pur scavato nella viva roccia, diverrà più largo e panoramico e noteremo inoltre alcuni muretti in pietra a presidio del tracciato mentre sotto di noi i Piani del Vacquarro e di fronte il Colle Gaudolino stretto tra il Monte Pollino e la Serra del Prete. Quest’antica mulattiera nel passato permetteva un veloce collegamento tra i Piani del Vacquarro ed il Piano di Iannace, dunque un’importante via di comunicazione tra le valli del Frido-Mercure e quella del Sarmento e tuttora utilizzata dalle mandrie di mucche che frequentano queste zone, ma soprattutto diventa protagonista in occasione della Festa dell’Abete di Rotonda, quando nella notte tra l’8 e il 9 giugno, i cosiddetti “roccaioli partono verso il Bosco di Cugno dell’Acero di Terranova di Pollino, per abbattere e trasportare l’Abete bianco che diverrà “La Rocca”, successivamente, il gruppo di uomini si fermerà ai Piani del Vacquarro dove resterà in attesa di potersi unire in corteo col maestoso faggio, “a pitu” a Piano Pedarreto, da dove assieme proseguiranno verso Rotonda. Superato il tratto panoramico e rientrando nella foresta, il sentiero continuerà a salire, attraversando porzioni di bosco in cui si alternano tratti ben conservati ad altri in cui sono tuttora evidenti i nefasti interventi umani e dove estese superfici forestali sono ridotte a miseri cedui, anche se l’ambiente boschivo mantiene ancora intatto il suo fascino, difatti in questa zona non sarà impossibile ascoltare il verso del Picchio nero, che in questa parte di Pollino, ancora sufficientemente ricca di faggi ed abeti bianchi secolari, conserva i suoi ultimi rifugi……Mantenendo la direzione nord-est, attraverseremo una zona in passato sfruttata per la produzione del carbone, testimoniato dalla presenza di radure e cumuli di pietre ed il sentiero, largo e ben evidente, tra saliscendi, supererà alcuni valloni che precipitano verso la Valle del Frido e sul fondo dei quali sono presenti alcune doline; dopo circa un chilometro attraverseremo un ruscello affluente del Fosso di Iannace, un’ulteriore salita e quindi l’ultimo tratto in discesa verso il Piano Canocchiello (in questa zona come si evince dalla cartografia e dalle foto aeree, terminava una delle teleferiche utilizzate per il trasporto del legname verso Mezzana, durante gli anni del grande sfruttamento forestale). Nell’ultimo tratto il sentiero diventerà quasi pianeggiante, supererà alcune radure, terminando in corrispondenza del letto di un corso d’acqua che proviene dalla zona delle Sorgenti Pittaccurc’ e che forma più a valle il Fosso Iannace, di qui svolteremo a destra seguendo la mulattiera che proviene dal Piano di Iannace, mentre sulla nostra sinistra veglierà la Serra di Crispo ed i suoi secolari giardini di pini loricati, rocce e ginepri (il tratto che seguiamo evidenzia la particolare composizione geologica del sito con rocce d’origine argillosa ed a tratti erose dagli agenti atmosferici, anche a causa del pesante disboscamento passato).
Ci ritroveremo quindi, ai margini della zona dove vegetano i cosiddetti “Faggi corazzati” una località del Pollino compresa tra il Timpone Canocchiello e la Serra di Crispo, in cui sono evidenti i risultati dei devastanti tagli che qui molto probabilmente risalgono addirittura all’epoca borbonica ed all’emanazione della relativa legge forestale, difatti, in un mare di faggi ridotti a ceduo, svettano, imponenti, grandi colossi dalla corteccia fessurata; inoltre, avvicinandosi alla Serra di Crispo, queste antiche “riserve”, vegetano in mezzo a pascoli di natura secondaria, vale a dire creati dall’Uomo per poterli destinare ad un uso pastorale, anche attraverso l’utilizzo del fuoco come estremo mezzo di “pulizia”. La mulattiera nel frattempo continuerà a salire, alternando tratti nel bosco a belle radure erbose, e ci avvicineremo alla nostra meta, il valico posto nei pressi del Timpone Canocchiello; una volta giunti al punto più alto di questa parte di itinerario, lo abbandoneremo, seguendo un sentiero, che quasi sullo spartiacque, si inoltre nella faggeta cedua e qui, fatti pochi metri, potremo ammirare la ceppaia marcescente di un vecchio Abete bianco oramai morto ma fonte di vita per innumerevoli essere viventi. La traccia di sentiero procederà nella bassa faggeta, dove incontreremo, prima una piccola dolina nel bel mezzo del bosco e poi alcune piccole radure invase dalla vegetazione ed in cui stanno crescendo alcuni giovani aceri montani, pochi minuti ancora e saremo finalmente sulla piatta cima del timpone a 1885 mt s.l.m., il punto più alto della nostra escursione. Su questa vetta dall’aspetto tabulare, fino al 1950 era presente una suggestiva faggeta semi-naturale poi annientata per fare posto all’odierno ed inestricabile ceduo di vetta (la distruzione del bosco originario ha portato tra l’altro alla scomparsa dell’Abete bianco una volta qui presente con piante di grandi dimensioni). Il bosco attuale è comunque assai caratteristico, i faggi, di pochi metri d’altezza e dal tronco piegato e contorto dal peso della neve, conferiscono un fascino singolare a questa montagna.
Arrivati in cima ci porteremo verso l’orlo meridionale del timpone, dove la foresta termina bruscamente per lasciare il posto ad un ripido pendio fatto di rocce, ghiaioni, pini loricati, ginepri e rari abeti bianchi pionieri; il panorama in compenso si aprirà in tutta la sua bellezza, i Piani del Pollino circondati dalla vetta di Serra delle Ciavole, Serra Dolcedorme, Monte Pollino, ci indicano il cuore del massiccio, mentre ai nostri piedi le estese foreste dell’alta Valle del Frido, la Serra del Prete ed i Piani di Vacquarro. Ma perché il nome Canocchiello? Proviamo a dare qualche risposta….L’origine di questo nome potrebbe essere legata alla presenza dell’Abete bianco, così come quello della vicina Conocchielle, frazione di Viggianello posta di fronte a Mezzana di San Severino lucano; Conocchia o Rocca è infatti il nome che l’abete assume in occasione dei riti arborei che si svolgono nei paesi del versante lucano del Pollino (Castelsaraceno, Rotonda, Viggianello e Terranova di Pollino) nonché ad Alessandria del Carretto nel cosentino. In molte di queste feste precristiane, nelle quali si celebra simbolicamente il matrimonio tra due alberi, l’Abete ne rappresenta la parte femminile, mentre in altre zone è sostituito da un Agrifoglio o da un Pino.
Ricordiamo che la Rocca o Conocchia è anche il nome di quello strumento che utilizzato assieme al Fuso, serviva per filare i tessuti e che era indissolubilmente legato alla figura femminile, costituendo una parte importante della dote di ciascuna ragazza. Esso era costituito da un bastone di legno ingrossato ad una delle due estremità, e spesso costituito da una sorta di gabbietta quadrata per impedire alla lana di scivolare. L’etimologia del termine Conocchia deriverebbe dal latino volgare conucula, mentre un’altra ipotesi è quella secondo cui deriverebbe da Conus nel senso di cosa acuminata, quindi probabilmente la pianta di Abete bianco, albero diritto e dalla cima appuntita…chissà! Mentre il suo sinonimo, Rocca, sta ad indicare il tubetto cilindrico o conico su cui è avvolto il filato (questa parola deriverebbe dal gotico rukka). Ma lasciamo correre la nostra fantasia, è ora di rimettersi in cammino, seguiremo il sentierino che ci riporterà ai piedi del timpone appena raggiunto, quindi svolteremo a destra seguendo la vecchia mulattiera che scende decisamente verso la Valle di Rummo nell’alto corso del Torrente Frido, attraversando un tratto del Bosco Toscano; questa località del Pollino, così come altre (Piano Toscano e Casino Toscano), prende il nome da un’antica famiglia di marchesi e latifondisti della Piana di Sibari, un tempo proprietari di vaste estensioni di foreste e pascoli. A proposito dei Toscano, questa è il racconto dell’entomologo Guido Cavanna, durante la sua esplorazione del Pollino fatta nel 1880, in queste righe descrive proprio la Mandra dove risiedevano i pastori: “ Al di là della Piana, sotto Serra di Crispo, trovammo finalmente, dopo molte incertezze, le mandre di proprietà del sig. Toscano: erano all’estremo di una bella e pittoresca spianata, sparsa di alti faggi. Come agli Stazzi del Matese, della Maiella e di altri monti, credevo trovare ampie capanne; invece, vicino l’uno all’altro, stavano tre piccoli e mal costruiti tuguri, che parevano destinati a dei pigmei; in uno abitava il massaro delle vacche, in un altro quello delle pecore; nella parte anteriore di questa capannuccia c’è il focolare, ed è in essa che si manipola di giorno il latte e dormono la notte massaro e pastori; dietro quest’area stanno, in luogo riposto, i formaggi ed i latticini, che aspettano di essere inviati, per mezzo del Buttero, al padrone….” L’ evidente tracciato scende decisamente verso il centro dell’alta Valle del Frido, tra faggi ed abeti bianchi costeggeremo i rami laterali del torrente ed alcuni prati erbosi dove sono presenti interessanti aree umide; in corrispondenza di un ultimo spiazzo nel bosco, abbandoneremo la mulattiera e seguiremo un sentiero che sulla nostra sinistra risale verso sud, e dopo aver raggiunto un’ampia radura, prenderemo a destra la traccia che dopo pochi minuti ci condurrà sulla strada forestale che sale ai Piani di Pollino, la seguiremo in discesa e dopo circa 300 metri, raggiungeremo la bella radura di Rummo, circondata da grandi faggi adorni di licheni.
Dalla radura, seguendo un canalino, ci porteremo in breve sul letto del Frido per assaporare le fresche acque della Fontana di Rummo (la sorgente sgorga al di sotto di una pianta di faggio ed è una delle più belle e fredde del Pollino). Ritornati alla radura, continueremo la discesa verso i Piani di Vacquarro, inoltrandoci nella bella faggeta del Bosco di Chiaromonte in mezzo alle quali sopravvivono rari abeti bianchi e dove a tratti la foresta ci regalerà spettacolari scorci verso la Cresta della Madonna di Pollino ed il Frido che scorre nel fondo della gola, mentre sulle rocce che scendono dal versante settentrionale del Monte Pollino, vegetano aceri lobeliani e maggiociondoli alpini che svolgono un insostituibile azione consolidatrice di questi versanti instabili e franosi e dai quali spuntano grandi cespi di felci, mentre ai bordi della strada potremo osservare un isolato Ciliegio selvatico, una pianta una volta molto più diffusa nelle nostre foreste. Usciti dal bosco ritorneremo al secondo dei Piani di Vacquarro per poi seguire la strada di collegamento con il più alto dei tre pianori dal quale ci innesteremo sul sentiero, che rientrando nella faggeta, ci riporterà dopo circa un chilometro al Colle dell’Impiso ed alle auto, non prima di aver ammirato un bellissimo Abete bianco “inginocchiato” ad alcuni metri di distanza dal nostro percorso.
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Informazioni utili:
- Appuntamento per la partenza a Matera a Piazza Matteotti alle ore 6.45 e partenza alle ore 7.00 in punto.
- Per partecipare contattare il responsabile, tramite posta elettronica: a.castelmezzano@falconaumanni.it oppure al 3289211689 (ore pasti) entro il 3 Luglio 2008.
Altre informazioni :
Contributo 6 euro per i non associati
Le prenotazioni potranno essere effettuate telefonicamente o per email entro il 3 luglio 2008. Le prenotazioni dopo tale data, saranno accolte con riserva.
Se le prenotazioni superano il numero di 25, si darà la precedenza ai soci dell’associazione e si terrà conto del giorno di prenotazione.
L’incontro pre-escursione si terrà il 4 luglio presso la sede in via D’Alessio 21 a Matera.
• Nel caso di maltempo, l’escursione potrà essere rinviata in altra data.
• Per la particolarità del percorso, sono obbligatorie le scarpe da trekking
I partecipanti sono tenuti ad osservare le indicazioni fornite dai coordinatori e ad osservare il regolamento specificato di seguito.
La associazione ed i coordinatori sono esonerati da ogni responsabilità circa eventuali incidenti che potrebbero accadere durante lo svolgimento della escursione. Provvedere prima della partenza ad effettuare il rifornimento alla propria auto.
:: REGOLAMENTO ESCURSIONI ::
Il Direttivo ha approvato e predisposto il programma annuale delle escursioni individuando, tra i soci capaci e disponibili, i responsabili sezionali cui attribuire il compito di realizzare le singole attività.
Il programma riporta, per ciascun’escursione, il nome o i nomi dei relativi responsabili.
Il responsabile dell’escursione può non ammettere i partecipanti che a causa della scarsa preparazione, dell’inidoneo abbigliamento, dell’atteggiamento tenuto o di quant’altro, potrebbero influire negativamente sullo svolgimento dell’escursione.
Il responsabile dell’escursione può modificare il percorso di un’escursione programmata o di spostare o annullare la stessa a causa di sopravvenute necessità.
Il Direttivo può non ammettere nell’elenco i nominativi dei responsabili sezionali che nell’organizzazione di escursioni abbiano dimostrato scarsa attitudine e che non diano sufficienti garanzie, impedendo agli stessi di potersi proporre per nuove escursioni.
:: OBBLIGHI DEI PARTECIPANTI ::
– Partecipare possibilmente alla riunione, quando prevista, per l’iscrizione all’escursione e versare la quota richiesta;
– Essere puntuali all’appuntamento;
– Essere fisicamente preparati ed in possesso di abbigliamento ed attrezzatura adeguati all’escursione;
– Attenersi esclusivamente alle disposizioni impartite dal responsabile non abbandonando il sentiero ed il gruppo se non preventivamente autorizzati e collaborando per la migliore riuscita dell’escursione;
– Prevedendo l’utilizzo della propria autovettura, presentarsi al raduno già riforniti di carburante.
– Essere a conoscenza del presente regolamento ed accettarlo