Alla domanda “ma ci sarà la neve” che nella settimana ci aveva “crucciato” le serate in sede prima della escursione abbiamo avuto risposto intorno alle 9,30 quando arrivati al piano di Visitone, già ai 1200 metri la neve ha iniziato a fioccare spinta da una brezza tesa da ovest: cosicché superato il Cozzo di Visitone il gruppo delle prime macchine è stato subito messo alla prova dal montaggio delle catene: rapido e silenzioso come un felino il capo gita Stephan viene ritrovato dagli “arrancatori “ -gente di mare e di collina poco avvezza alle nevi di montagna- con macchina già parcheggiata e direzionata verso il ritorno, abbigliato e attrezzato per il trekking. Sono già passate le 10,00 quando ancora parte del gruppo pachidermico inizia a metter fuori dalle macchine le proprie gambine intirizzite e … “ancora senza scarponi?”.
Cosicché, dopo le prime attese congelatrici allietate dai primi fichi secchi di “senza c’libr”, l’ancora frazionato gruppo di 29 sempre ispirato al “pachiderma assonnato” ha iniziato a muoversi sotto una neve soffice e delicata.
Che spettacolo! E così si possono ammirare la donna dall’ombrello nello stuoino, il presidente in stile alpino, alberi di natale senza lucine, canarini gialli e pettirossi (utili riferimenti nella conta della fila lungo tutto il percorso del trekking), l’imperturbabile uomo di Hollywood sotto il suo ombrello e, soprattutto, l’hobbit giunto fino a noi dalla Contea delle Terre di Mezzo che nella discesa del Vacquarro non può che ricordare ad alcuni l’avventura alle miniere di Moria nella speranza che Gandalf, lo stregone bianco, faccia la sua comparsa.
Il Vacquarro si presenta alle 11,30 come meravigliosamente addormentato nel suo letargo invernale rotto soltanto dai fiotti del Frido e dal suo scorrere incessante che fa da contrappunto discreto alla dirompente gioia del gruppo parlante.
Sono già passate le 11,30 quando il bivio che divide la strada fra le direzioni per Gaudolino e per la Sorgente Rummo – Piano Toscano ci vede alla prima foto di gruppo: il gruppo è finalmente determinato, il passo si fa deciso e la progressione inizia a prendere corpo: così lasciata alle spalle la pratica del “salto del ruscello” inizia la salita dopo la terza radura del Vacquarro: Stephan gioioso e felice come un bimbo alla prima neve guida maestosamente il gruppo sorretto dalle sue lunghe leve tanto che mi ricordano Bambi alla sua prima nevicata: qualcuno ha oggi capito cosa sia il dono dell’ubiquità in quanto in meno di un niente lo si vedeva in testa ed in coda al gruppo: capisco oggi perché il trekking sulla neve, come ogni anno è a lui affidato.
Si giunge così a sentire i primi languori nello stomaco ad una temperatura media di un grado quando alle 13,00 si è alla radura della sorgente Rummo: consumato il necessario spuntino il gruppo si muove “ciaspolatori in testa” in direzione Gaudolino: la capanna è ormai la meta ambita per un più consistente ristoro: la spezzagambe, ahimè, che più volte ha visto i Falchi Naumanni di Matera arrancare prima del sospirato “wao … i piani!”, per oggi non sarà calcata e il suo esile segno rimarrà inviolato.
La fila, adesso un po’ più silenziosa, si snoda sotto incantevoli gallerie di neve: Bilbo Baggins questa volta è in coda: pragmatico come pochi sfrutta la pista battuta tanto da suscitare in me un dubbio: “che sia un antico discendente non della Contea ma degli abitanti della valle dello Jurio, quell’antico gorgo nella grava scavata dal flumen Canopum?” Per la verità tale dubbio era già sorto in me al suono di alcune frasi della serie “u sc’chisclìnd” … “ti la fe’ …” o ancora “n’ uauàttìdd”: non so se tali dubbi avranno mai risposte per il popolo del TFN!
Così, in men che non si dica, siamo a “Gran Burrone” avvolti da nebbia e neve gelida: di Elfi nemmeno l’ombra ma Bilbo col suo bastone ricurvo è già seduto fuori nel loggiato: adesso la gioia nella capanna, che sembra un residence, è infinita: il calore dei cibi scambiati e dell’offerta non hanno eguali: due fra tutti, la calda zuppa di Stephan speziata al cumino e gli squisiti dolcetti di mandorle di Maria Vittoria offerti in morbide carte pastello delicatamente intonate alla giornata.
Ma il tempo, inesorabile, passa: è ora!
Una sottile nevicata taglia il viso spinta da una brezza tesa tagliando il volto ma offrendo anche una delicata e fervida carezza portata dalle alte cime che oggi non sono visibili: tanto che qualcuno, inebriato dalla Grappa “russa” del presidente e da qualche altro alcolico profumato inizia a vedere la serra delle Ciavole (battezzandola, per l’alcolica occasione, serra delle Ciaspole).
Siamo in discesa e sono le 15,00 quando tutti ormai si è fuori nella neve: la spianata della Spezzavummola spinge più di qualcuno a fare un po’ di salti nella neve abbondante piuttosto che seguire la pista: vien voglia di rotolarsi come bambini ma affondare per 40-50 cm per oggi può bastare.
In men di mezz’ora siamo già alla faggeta che ci porterà all’ultima salita ed al passo dell’Impiccato: l’escursione volge al termine ma il tempo per un’ultima foto di gruppo intorno alla nuova segnaletica del parco e sotto una copiosa e fiabesca nevicata lo si trova prima della diaspora che ci vedrà ognuno nei propri pensieri ritornare sulle proprie strade, ricchi di questa esperienza da raccontare a chi, ansioso di ascoltare, quest’oggi non poteva esserci ed è rimasto a casa.
Grazie a tutti per la magnifica giornata, alla prossima.
Pino Perrone