Pensieri alla Loe

Per generazioni, famiglie di pastori e umili pellegrini si sono fatti il segno della croce ed hanno congiunto le mani nella penombra delle mura delle piccole chiese, scavate nella roccia, tra i Sassi e l’abbazia di San Michele a Montescaglioso. Lumi di candela illuminavano il silenzio o tremolavano alle litanìe ripetute sottovoce, di madre in figlia, per sostenere la fatica di ogni giorno. Alcuni, in cuor loro, chiedevano una risposta ed offrivano qualcosa in cambio. Su queste pareti sacre hanno lasciato un segno della propria promessa, così forte da essere sopravvissuto fino a noi. Un’escursione sulla Murgia diventa occasione di visita fugace in questi luoghi oggi disabitati, restituiti alla selva a cui un tempo furono con ostinazione strappati. E’ momento di fermarsi ad ascoltare le voci che a queste mura furono rivolte. Un momento per rispondere sommessamente o per chiedere a nostra volta, lasciando un segno della propria presenza.

8 Febbraio:

Il gruppo escursionisti

del Parco del Vulture di Melfi

arrivò, meditò e gioì

In questo luogo la stanchezza

la fatica per raggiungerlo

non è niente in confronto a questa

MERAVIGLIA

 

Il Gruppo E.P@.V. di Melfi

 

Ti lascio in pace
Ti so custodita in buone radice
Si faranno strada dentro di te
E ti porteranno scompiglio
L’ombra delle fronde di leccio
Lenirà le tue rovine
Rimestate sulle tombe dei pastori
Mistici della natura

Conserva il mio respiro di oggi

15 Febbraio:
 
L’impermanenza dell’uomo
Si appoggia alla roccia e lascia i segni
Della vita che l’attraversa
Versandovi dentro il suono delle sue vene
Paziente è l’orecchio
Che aspetta e ascolta
 
 

Uomini dal triste destino, vissuti in funzione dell’aldilà. Consci dell’amaro destino loro affidato in vita dall’autocrate padrone. Vissero ignari degli elementari piaceri, oppressi dai soli doveri dovuti agli infimi della scala sociale. Sacrificarono la loro esistenza per espiare peccati non propri. In questi luoghi vissero l’umiltà del Cristo Salvatore, identificarono, più che per loro sapere per altrui indottrinamenti, il sacrificio quotidiano, cui erano costretti, a quello di Gesù.

L’allontanamento della vita terrena, salvezza per l’anima, naturale conclusione di una esistenza di duro, incessante lavoro, unico mezzo di conquista dell’agognato Paradiso.

Nessuno svago, nessuna distrazione, lavorare sette giorni sette, impossibilità ad ammalarsi per non compromettere quel pugno di legumi sostentamento della famiglia.

Rispetto, ammirazione, tristezza per gli uomini che vi hanno vissuto; questi i sentimenti che mi suggeriscono questi suggestivi luoghi tramandati da un antico passato. Ed in ognuna di queste cripte e grotte visitate, risuona nella mia mente una personale verità: i luoghi vengono lasciati deperire dall’uomo per rinnegare verità assolute e scomode, che rendono infide figure e personaggi che nella storiografia tradizionale hanno abusato del loro potere. In fondo, ieri come oggi, è sempre valido il detto “homo, hominis lupus est”.