C’è tanta strada per arrivare in montagna, certe volte stanca più di tutta l’escursione, ma l’attesa, l’aspettativa, il desiderio di salire, scoprire, riappacificare l’anima è molto più forte.
Casa del conte ci accoglie con poche macchie di bianco, ma lontano le vette sono bianche pur non rendendo bene l’idea di quello che ci attende.
Saliamo, curve, tornanti, la strada comincia a mostrarci bordi innevati e ghiacciati fino a giungere in tratti con lastre di ghiaccio che ci costringono a fermarci e montare le catene.
Per qualcuno è la prima volta, io stesso mi sarei trovato in difficoltà perché non sono abituato a montare catene molto spesso, ma dopo breve pausa si riparte, con una guida più sicura e più tranquilla.
Arriviamo al punto di partenza dell’area attrezzata e lo scenario è già cambiato tanto, alberi innevati, neve ovunque.
L’aria non è particolarmente fredda, solo 2 gradi sopra lo zero, il cielo è appena coperto a tratti spuntano raggi di sole ma l’azzurro è misto a quella stupenda foschia che lo ricopre quando si annuncia altra neve in arrivo.
Mi piace il freddo, tempra il corpo e fortifica lo spirito.
Pino mi aiuta a regolare le ciaspole, sarà la mia prima passeggiata con quelle sulla vera neve. Stephan ha scelto un percorso interessante ma tutto da scoprire e da condividere nelle emozioni che ci annuncia speciali. Un percorso quasi esclusivo per noi, non frequentato come altri meglio conosciuti, e la cosa fa crescere l’entusiasmo e il desiderio di partire per l’escursione.
Ci dividiamo in due gruppi, alcuni faranno un percorso meno impegnativo, noialtri un percorso con qualche difficoltà in più, dal quale già mi ero preparato a tornare fiaccato ….. invece….
Ghette, scarponi, ciaspole, bastoncini, non occorrono guanti o abbigliamento particolarmente pesante, è davvero una bella giornata. I
mbocchiamo il sentiero e il dolce frusciare dei miei passi sulla neve mi aprono subito il cuore. La neve è una magia, una magia che trasforma paesaggi anche ben conosciuti in scenari curiosamente nuovi e tutti da scoprire.
Tutto quello che i nostri occhi sono abituati a vedere si trasforma, prende nuove sembianze, nuove forme, i colori si zittiscono, tutto assume un aspetto ovattato e si delineano su lineamenti per noi quasi scontati, nuove forme dal sapore stupefacente.
Mi batte il cuore.. la neve mi fa tornare bambino, sempre.
Sento i commenti dei miei compagni di avventure.. credo siano tornati bambini anche loro.
Quella magia della neve… credo sia quella.
Ognuno di noi probabilmente, anela nel più profondo del suo cuore a tornare alla beata età dell’ingenuità, a quegli anni in cui tutto riusciva a sorprendere, ogni cosa era nuova e lasciava i nostri occhi spalancarsi e le nostre espressioni divenire tenere e incredibili agli occhi degli adulti.
La neve… che magia!
Credo sia una delle poche cose, se non l’unica, capace di riportare anche il cuore e gli occhi di chi è meno sensibile o avvezzo a sorprendersi, a tornare bambino, in quello stato di beata purezza che si sorprende di tutto.
C’è una lieve salita, mi guardo attorno, il vapore esce dalla mia bocca, dalle mie narici, gli occhiali si appannano ogni volta che mi fermo per ammirare le meraviglie intorno a me.
Mi sembra di sognare, sì! Di sognare ad occhi aperti.
Faggi con lunghi rami, grossi in partenza ma che si sfilano fino a toccare il cielo, coperti da uno strato di neve mai visto.
Abeti piegati sotto i carichi di chili e chili di incantevole candore.
Mi viene da esclamare: sono nel paese di Narnia!!… le ricordate le “cronache di Narnia??”
Stento a credere ai miei occhi, mi giro intorno e ogni cosa è dipinta di bianco, tutto carico di quella fantastica coltre immacolata.
Mi viene da esclamare: Grazie Stephan!! Avevi proprio ragione!! Il percorso è incantevole e sembra tutto nostro, immacolato ad attendere i nostri passi.
Lo ringrazio, ma forse la mia voce non riesce a trasmettere la giusta emozione del cuore.. non è sempre facile..
Sento il frusciare dei miei passi e quello dei passi di chi mi precede, poi mi sembra di sentire note di uno strumento primordiale.. forse la mia zampogna, che questo Natale mi ha regalato emozioni e profonde commozioni… mi beo al dolce suono e al fiabesco scenario e non mi rendo conto, tra ombrelloni di abeti bianchi, impronte di faine, volpi e lepri, che già siamo arrivati sulla strada del ritorno e probabilmente la parte più faticosa del tragitto l’abbiamo bella che superata.
Si, stiamo tornando.. ma le sorprese ancora non sono terminate e i miei occhi, come stessi appena muovendo i primi passi sul sentiero ovattato, sono assetati di immagini, di forme, di novità. Scatto fotografie una dietro l’altra, cosciente che nessuna di quelle potrà regalarmi la stessa sensazione che oggi provo stando qui, e nessuno potrà capire appieno, pur dopo tante foto, o scatti sorprendenti, quello che il mio cuore sta provando.
Giungiamo sulla vetta dove pini loricati ci accolgono con fruscii di un vento che assomigliano tanto ad una bufera… ma i trekker, quando mai si possono fermare consapevoli delle meraviglie che li aspettano??
Non mi sono chiesto mai, dacchè sono in associazione, quella fatidica domanda: chi me lo fa fare?.. no.. pensandoci, proprio non me la sono mai posta.. e ritengo sia solo perché credo di avere una consapevolezza profonda e ferma di credere e avere un’instancabile fiducia nella montagna e in quello che ogni volta, in diverso modo, in maniera nuova e straordinaria riesce a regalarmi.
Scendiamo, chi scivolando, chi ciaspolando con cautela, tutti divertiti e non sento nessuno che riesca a lamentarsi di nulla.
Arriviamo in un posto che conosco.. ci sono stato altre volte con il mio fraterno amico Nunzio.. una foto… qui, vicino questi due massi, accanto alla sorgente..
Guardo lo stesso panorama che si apre di fronte, così diverso, così mutato, pur così ancora affascinante come lo era quando in estate inoltrata ci scattammo quella foto.
Ho un moto di commozione e non mi rendo conto di essere rimasto indietro e di aver perso un guanto.. le emozioni di questa giornata sono davvero tante e non finiscono di dare gioia alla mia anima: sono proprio contento!!!
Arriviamo al lago fondo, ghiacciato, passiamo altri ristagni di acqua bloccati nel gelo, in ricordi fiabeschi lontani e teneri.. ma arriviamo al punto di partenza e un velo di malinconia prende a scendere per il dispiacere che la giornata sia già arrivata al termine. Accendiamo un bel fuoco, e mentre si cacciano bottiglie di super alcolici, dolci e altre sorprese nascoste negli zaini, io metto fuori la mia: un bel paio di salami nostrani, che non guastano mai.
Ci ritroviamo con gli amici dell’altro gruppo e con quelli con i bambini di Pino che infaticabili mangiano qualcosa di corsa e tornano a giocare con la neve.
Non dovremmo mai crescere o dovremmo sempre cercare di conservare in noi quel qualcosa di fanciullesco che può riuscire a farci dimenticare i problemi da adulti e percorrere questo cammino sulla terra con la continua capacità di sorprenderci e di stupirci e di non provare vergogna nel ridere o nel piangere o nel divertirci, commuoverci delle cose più semplici.
Vedo qualcuno che gioca con i bambini.. e quel fanciullo che in me era stato appannato dagli ultimi passi malinconici sul termine del percorso di oggi, si risveglia, mi lascia il brevissimo tempo di indossare i guanti da neve e correre a intraprendere un’estenuante battaglia con ricche palle di neve.
Ricordo poche giornate degli ultimi anni divertenti e appaganti come quella di oggi e il benessere di questa giornata mi muove a dire un grazie a tutti gli amici trekker che l’hanno condivisa con me, a Stephan e ad Angelo che ne hanno studiato il percorso….. e ai bambini di Pino che non mi hanno lasciato abbandonare la montagna amata con quell’impertinente senso di malinconia che di solito fa leva sulla stanchezza quando ci si deve allontanare dalle vette che non vorremmo mai abbandonare.
Antonio Guanti