Diario di una Bellissima Giornata

Ci riuniamo come al solito in Piazza Matteotti. Ma questa volta c’è un autobus ad attenderci. Il simpatico autista Giovanni aspetta pazientemente che arrivino tutti.
 
Il viaggio è rallegrato dalla voce di Enza che intona canzoni d’ogni epoca e provenienza.
 
Dopo circa due ore di viaggio ed una breve sosta a Sala Consilina arriviamo finalmente a Policastro, dove ci aspetta Mimmo Pandolfo, la nostra guida. Appena salito sull’autobus Mimmo prende la parola. E sono subito evidenti la sua grande simpatia e genuinità.

Raggiungiamo dopo pochi minuti San Giovanni a Piro, località di partenza di questa nuova avventura. Indossate le scarpe da trekking e raccolte le nostre cose, siamo pronti a partire.
 
Abbiamo percorso soli pochi metri in salita (siamo pieni di energie e quasi non sentiamo la pendenza) quando ci si apre davanti agli occhi un panorama tanto più stupefacente perché assolutamente inatteso. Tre cavalli (uno bianco, uno marrone ed uno nero) sono chini a mangiare. Non si curano di noi.
 
Dal belvedere riusciamo ad ammirare un ampio tratto della costa calabro-lucana. La visibilità è buona. Da qualche parte sotto di noi si nasconde la spiaggia del Marcellino, nostra meta d’arrivo. Con una certa difficoltà abbandoniamo quel lembo di paradiso.
 
Imbocchiamo una strada sterrata; è comoda e ci permette ancora di ridere e scherzare. Sembra proprio un’allegra scampagnata nel folto della macchia mediterranea. Sembra. Appunto. Ché, d’improvviso, ci troviamo a percorrere una pietraia affatto comoda, in fila indiana, senza più troppo spazio per scherzi e battute. Adesso è il momento di concentrarsi suoi propri passi. Letteralmente. Un passo dopo l’altro, un piede dietro l’altro. La vista del mare non ci abbandona mai. Sulla nostra sinistra si erge un antica torretta di guardia. Solitaria.
 
La fila si fa sempre più lunga. Le cadute aumentano man mano che proseguiamo nella discesa. Mimmo si porta avanti ed indietro nel tentativo di tenerci tutti uniti. Ma, ad un certo punto, diventa chiaro che è pressoché impossibile. Gli arbusti di mirto, il rosmarino, l’ampelodesma diventano fondamentali punti d’appiglio.
 
La spiaggia è proprio lì, a portata di sguardo. Fa caldo. Molto caldo. Siri e Francesca si portano avanti, diventando un riferimento essenziale, al pari delle bandierine del CAI che, rassicuranti, appaiono di tanto in tanto sulle pietre.
 
Jana, come al solito, cammina senza proferir parola. Lei, con le sue scarpette da ginnastica, sembra contraddire ogni teoria sull’importanza di un’adeguata attrezzatura da trekking.
 
Arrivati nel fondo del vallone ci restano pochi metri da percorre. Sembra di muoversi in una sorta di passaggio segreto fatto, ahimè, di rovi. Ma non sentiamo le spine, non ci accorgiamo dei graffi. Unico obiettivo. Arrivare al mare.
 
Una volta sulla spiaggia le nostre azioni si susseguono così rapide che diventano impercettibili. Minuti, istanti o secondi. Non so. Quel che è certo è che tuffarsi in mare non è mai stato così piacevole. Così appagante.
 
Ci vuole circa un’ora perché tutti raggiungano la spiaggia del Marcellino. Stanchi, doloranti, forse anche un po’ contrariati per le inaspettate difficoltà che abbiamo dovuto affrontare. Ma la bellezza del luogo finalmente raggiunto riporta in fretta la serenità e l’allegria.
 
Una barca verrà a prenderci alle 18. Abbiamo tempo, molto più di quel che pensassimo, per abbandonare le nostre membra ed appagare i nostri sensi. Zaini, scarpe da trekking e bastoncini telescopici danno alla spiaggia un aspetto di certo inconsueto, ma bellissimo e suggestivo. Il tempo ci accompagna, nonostante le previsioni metereologi che ci fossero assolutamente avverse.
 
Damiano trasforma l’ambiente naturale che ci circonda in un set fotografico e i suo compagni di escursione in un gruppo di efficienti collaboratori.
 
Dopo la consueta foto di gruppo arriva la barca che ci condurrà a Scario, dove ci aspetta l’autobus che ci porterà in albergo. Sulla spiaggia ci sono una sessantina di persone e la barca sembra troppo piccola per contenerci tutti. Saliamo, uno dopo l’altro. E, incredibile a dirsi, nel giro di pochi minuti siamo tutti a bordo.
 
Il tragitto in barca è piacevole. Quasi dolce. La splendida costa del Cilento si staglia davanti a noi. Il golfo ci abbraccia.
 
Scario è un posticino delizioso. Siamo tutti assetati e, come orde barbariche, ci spargiamo per bar e market alla ricerca di acqua. Venti minuti, forse mezz’ora e siamo di nuovo in autobus. Ripartiamo alla volta di Policastro. Ma….ci accorgiamo che manca qualcuno. Aner è disperso per le vie di Scario, il cellulare staccato. Fermiamo l’autobus e, dopo qualche minuto, vediamo comparire in lontananza Aner. Passo lento e rilassato. Sciarpina verde con paiette intorno al collo e zainetto con i cuoricini sulle spalle (ha assicurato che è di sua figlia, e noi abbiamo voluto credergli). Si ferma a bere al fontanino. Sembra non essersi accorto della nostra assenza né dell’autobus che lo attende.
 
Arrivati in albergo ci sistemiamo nelle stanze. E dopo una meritata doccia, guardando dalla finestra il sole che tramonta dietro gli alberi di limoni e di albicocche, il pensiero va alla stupenda giornata appena trascorsa. Alla nuova avventura vissuta insieme. Alla speranza che ve ne saranno ancora tante altre. A chi era lì con noi con lo spirito, se non con il corpo.
 
Alessandra