Storie di neve

Inverno

Tra tutte le stagioni, l’inverno è la stagione che piace meno, fa freddo, piove o nevica si sta tappati in casa, ci ammaliamo più spesso, i bambini, poveri bambini, condannati a guardare la tv, o a giocare con qualche diabolico strumento elettronico. Per me, è una bella stagione, come le altre….Ricordo un inverno di tanti anni fa , la famosa ed eccezionale nevicata del ‘56, per molti giorni le scuole rimasero chiuse, per noi bambini era sempre festa. 

Si giocava a nascondino tra i cumuli di neve, ci si rincorreva tra i tunnel scavati nella neve, andavamo al campo sportivo a vedere l’arrivo di grossi elicotteri militari che trasportavano ammalati, in mezzo al campo era già pronta un’ambulanza , si trasbordava l’ammalato e via verso l’ospedale in p/za s. Giovanni (ora sede dell’università). A casa si tornava solo per mangiare e poi di nuovo fuori. Non ci ammalavamo, eravamo tutti rossi in viso per il sole quando c’era, ma soprattutto per il freddo.

Le scarpe, la sera erano inzuppate d’acqua, si mettevano vicino la stufa e la mattina si ricominciava…..L’inverno, la neve, il freddo ed il gelo, da piccoli, li abbiamo incontrati nelle fiabe, La piccola fiammiferaia, nei racconti, Zanna Gialla , nelle poesie. Nelle canzoni degli alpini si parla spesso di inverno, “fischia il vento, urla la bufera, scarpe rotte pur bisogna andar…”. Fabrizio De Andrè in una sua bellissima canzone che ha per titolo “ Inverno” parla di nebbia e neve “ sale la nebbia, sui prati bianchi, come un cipresso, nei camposanti…ma tu che vai, ma tu rimani, vedrai la neve, se ne andrà domani…” L’inverno è protagonista anche di tragedie causate dalla stupidità degli uomini di potere che ci portarono alle due guerre mondiali ed alle funeste conseguenze. La neve, il freddo ed il gelo, sono testimoni, nella prima guerra mondiale, degli inverni passati dai nostri soldati, mandati a morire in trincea sulle montagne. Nella seconda guerra mondiale, l’inverno russo è causa della morte di migliaia di soldati italiani in marcia nella disastrosa ritirata dal mese di gennaio 1943, dopo la sciagurata campagna di Russia … L’ inverno e la neve con il suo silenzio, candore e bellezza sono stati protagonisti di due escursioni di Trekking Falco Naumanni svoltesi nelle scorse settimane. Di seguito si riportano alcune impressioni di questi incontri ravvicinati.

La neve di Serra del Prete

Domenica 20 gennaio, Trekking Falco Naumanni ha in calendario una invernale su Serra del Prete a 2180 mt. nel massiccio del Pollino. E’ previsto l’utilizzo di attrezzatura specifica, in particolare i ramponi, indispensabili su neve ghiacciata, il meteo prospettava una variabilità, con tendenza al sole. Siamo in 13, non tanti,ma neanche pochi per una escursione di questo tipo. A Colle Impiso ci dividiamo,alcuni saliranno sul colle Gaudolino con le ciaspole e ci aspetteranno nella baita per mangiare qualcosa insieme, gli altri, tra cui Margherita, Rossella R. e Rossella C. ( Thelma e Louise), decidono di iniziare la salita con l’imbraco, picozza e i ramponi, soprattutto per provarli. Ci aspetta tantissima neve fresca,non ghiacciata,la temperatura è piuttosto alta (4°/5°C), il percorso inizia subito in salita, con gli scarponi(e ramponi) affondiamo nella neve, Adriano e Franco vanno avanti, fanno più fatica, preparano la neve battuta per gli altri, avanziamo lentamente in fila indiana. Ci fermiamo alle 11,00 per una piccola sosta e bere qualcosa di caldo. Riprendiamo a camminare ci alterniamo alla guida , Thelma e Louise, per la prima volta in una escursione di questo tipo, avanzano senza apparente fatica, si stanno pure divertendo,ci sono delle cadute , ma cadere nella neve è quasi piacevole…. Il gruppo avanza lentamente, la montagna di Serra del Prete, quando la si prende dall’Impiso come oggi, è una montagna dura anche d’estate, figuriamoci d’inverno con la neve che ti fa affondare fino alla vita. Man mano che si sale il panorama circostante è sempre più bello, soprattutto i colori del cielo e delle nuvole che variano dall’azzurro al grigio ed al nero.Vediamo il cielo azzurro inondato dai raggi di “fratello sole” su S.Severino Lucano; verso la valle del Mercure ed il Sirino il cielo è nerissimo, noi per tetto abbiamo un cielo grigio plumbeo tendente al nero, foriero di neve o pioggia.Il vento freddo soffia sempre più forte, arriva una pioggerellina mista a neve , ma smette quasi subito. Alle 12.30 siamo a 1850 metri,la stanchezza si fa sentire, la neve che si pensava più in alto ghiacciata, è ancora molle e lo spessore aumenta sempre di più, si fa sempre più fatica ad aprire la pista ed a continuare.Si decide, saggiamente, di tornare indietro, per questa volta la montagna, la nostra cara montagna, ha vinto…. Il ritorno è più agevole, si scende seguendo il sentiero tracciato nell’andata, alle ore 13,00 siamo al Colle Impiso. Tolti i ramponi e imbraghi e calzate le ciaspole riprendiamo la marcia nella neve e raggiungiamo alle 15.00, stanchi e soprattutto affamati , gli amici che ci stanno aspettando nella Baita di colle Gaudolino a 1700 mt. Un piatto caldo di pasta, la salsiccia arrosto nel camino, il vin brulè di Domenico, i brindisi e un po’ di allegria ammazza fatica, questi gli ingredienti che ci hanno tenuto “impegnati” per circa un’ora nella baita. Alle 16.10, siamo ripartiti per Colle Impiso, vi siamo giunti alle 17.15, quasi al buio….

La neve del Vulture

Domenica 27 in una grigia e fredda giornata, siamo stati in escursione con gli amici dell’EPAV di Melfi ed una rappresentanza dell’associazione ALIN di Potenza. L’appuntamento è alla stazione di Melfi, da Matera siamo 32 , abbastanza numerosi , considerando le pessime previsioni meteo della vigilia. Partiamo dal bosco Laviano a 700 mt di quota, qui non c’è traccia di neve, la vediamo in lontananza sugli alberi. Siamo in tanti, si socializza con gli amici di Melfi e Potenza. Incontriamo la prima neve, intorno a quota 1000 mt, proseguiamo senza ciaspole sempre in salita, la bella strada panoramica che stiamo percorrendo, è ora coperta di neve. Gli alberi intorno sono imbiancati, la marcia verso il rifugio procede quasi in una atmosfera surreale, scende un po’ di nevischio, la nebbia comincia a calare, siamo in pieno inverno, sotto gli scarponi si sente il rumore o “suono” della neve schiacciata. Sugli alberi i cristalli di neve ghiacciata dovuti alla galaverna ed al vento freddo che ha soffiato forte nella notte, creano un paesaggio fantastico, magico, sembra di stare sulle nevi del Grande Nord, nel bosco bianco di neve tra gli alberi e nella nebbia che intanto sta calando, sembra debba spuntare una slitta trainata da renne, oppure un orso bianco, oppure…. l’uomo delle nevi. Spunta invece nella nebbia e nella neve il rifugio del monte Vulture a 1283 mt di quota, meta della nostra escursione. Ci rifocilliamo intorno al camino ed al vin brulè preparato come sempre da Domenico. I piccoli Alessandro e Daniele, insieme ad altri coetanei di Melfi si scatenano a giocare con la neve insieme a bambini più…. cresciuti, spunta un timido sole, la nebbia si dirada, nel cielo squarci di azzurro. Pranziamo tutti insieme nel rifugio, la salsiccia arrosto, accompagnata da caciocavallo podolico, il buon vino offerto dagli amici di Melfi, insieme ad altre pietanze e dolci, ed ai ringraziamenti per l’ottima ospitalità, hanno contribuito a suggellare ancora di più l’amicizia e collaborazione tra TFN e l’EPAV. Dopo la rituale foto di gruppo, abbiamo iniziato il percorso di ritorno, la presenza del sole, facendo sciogliere la neve sugli alberi, creava in alcuni punti degli scrosci improvvisi di pioggia. La discesa è stata pure costellata dalla dura battaglia a colpi di palle di neve tra Daniele e Alessandro contro Domenico, e dalla sorpresa finale, fuori programma, una ottima torta di mousse al cioccolato e un siparietto a carattere carnevalesco che ha coinvolto tutti i partecipanti.

Donato Casamassima