Le mete dell’escursione erano la Riserva naturalistica dello Zingaro in provincia di Trapani e l’isola di Marettimo nelle Egadi.
Le mete le abbiamo non solo raggiunte ma attraversate con tutto il corpo, il respiro, gli occhi, i piedi.
Le abbiamo rovistate, come si fa dentro un cesto di cose buone da cui vuoi prendere il meglio.
Che cosa è stato per me il meglio? Risponderò per sensazioni ed emozioni ancora vive.
Per intanto una frase del poeta Paul Valery che accompagnava una scultura nel porto di Marettimo, in cui sono raffigurate due foche che si baciano teneramente: “ Si sta alzando il vento, bisogna osare per vivere”. Bene, di vento ce n’era e tanto, mi fischiava nelle orecchie, mi gonfiava la giacca come una mongolfiera, mi faceva chiudere gli occhi, mi faceva inalare odori di mare, timo e rosmarino, mi faceva barcollare pericolosamente come se camminassi sulla cresta di un abisso. Poi, l’immersione totale nella Natura, che è diventata un’urgenza che prometteva solo influenze benefiche.
La parola tedesca “ Fernweh “ letteralmente significa “smania di luoghi lontani” ma può essere tradotta con “ brama di andare” e questo impulso si è manifestato come necessità di prendermi una pausa dai piaceri e dalle comodità date per scontate.
In questa avventura, in cui mi sono esposta al sole e al vento e alla stanchezza per tutto il tempo che sono riuscita a sopportare, ho riconosciuto la sublime bellezza della Natura, qualcosa che è più grande di me e di tutti gli uomini messi insieme e che mi ha permesso di esplorare sentimenti profondi come la gratitudine e l’umiltà, che hanno fatto bene al mio corpo e alla mia anima.
La fatica e lo stremo sono stati ripagati non solo con il benessere ma anche con l’apparizione ora di un castello, ora di un monastero basiliano, ora di una caletta di onde fragorose sorvolata da gabbiani danzanti.
C’è stato qualcos’altro di danzante che ha catturato la mia attenzione: la statua bronzea del Satiro, ritrovata da un peschereccio nel mare tra Pantelleria e l’Africa e conservata a Mazara del Vallo.
Tra lui e Paul Valery non so chi risultasse più convincente nell’esortazione a vivere, a non indugiare stancamente nelle secche dell’esistenza.
Ecco, ciò che più stanca non è il camminare per chilometri e chilometri ma il rimanere fermi senza farsi sollecitare da niente e nessuno. Grazie a tutti i compagni di questo viaggio rigenerante, compresi gli asini, i cavalli e i cani che ho incontrato sul mio cammino, liberi e felici di esistere.
Maria Iacovuzzi