In riferimento all’escursione programmata per Domenica 1 Marzo, i coordinatori comunicano che non sarà possibile arrampicare nella gravina di Statte a causa dei vincoli ambientali presenti in questo periodo.
Resta fissato l’appuntamento per domani, Venerdì 27, per valutare la possibilità di recarsi in altra falesia (non vincolata in questo periodo) e per una chiacchierata tecnico-pratica sull’arrampicata.
Per altre informazioni contattare i coordinatori dell’escursione.
Data: 01 Marzo 2015
Coordinatori: Francesco Di Trani – Antonio Rondinone
Partenza: Piazza Matteotti ore 9:00
Ritorno a Matera: ore 18:00
Difficoltà: 4c, 5a, 5b, 5c
Numero massimo di partecipanti: 20 (con priorità per gli iscritti all’Associazione) Le prenotazioni si potranno effettuare ai numeri di telefono – Francesco Di Trani 3202360425 – Antonio Rondinone 3899995276 oppure alla riunione pre-escursione, a cui è obbligatorio partecipare, che si terrà venerdì 27 febbraio alle 20:00.
Attrezzatura: sono obbligatori casco e imbrago, omologati per l’arrampicata
Consigli pratici: abbigliamento adatto alla stagione; vivamente consigliate le scarpette da arrampicata; pranzo a sacco e acqua in quantità soddisfacente per l’attiva sportiva e per l’intera giornata.
Contatti: Francesco Di Trani 3202360425 – Antonio Rondinone 3899995276
Notizie utili:
- I partecipanti sono tenuti ad osservare strettamente le indicazioni dei coordinatori.
- L’Associazione e i coordinatori non sono responsabili di eventuali infortuni e/o incidenti ai partecipanti all’escursione, prima, durante e dopo la stessa.
- In caso di maltempo, l’escursione potrà subire variazioni oppure essere rinviata ad altra data.
- La falesia di destinazione potrebbe essere modificata dai coordinatori per sopravvenute esigenze organizzative.
- Si ottimizzeranno al massimo gli equipaggi delle auto. Resta intesa la partecipazione alla spesa del carburante per chi non mette a disposizione la propria auto, secondo la prassi dell’associazione.
INFORMAZIONI SULL’ARRAMPICATA SPORTIVA
Una sfida sempre più estrema. Questo in sostanza è l’arrampicata, un mondo emotivo dove l’uomo si misura con la montagna attraverso gestualità e spiritualità, corpo e mente a stretto contatto con la roccia, limiti e possibilità che oscillano e la rendono una delle discipline sportive più complete.
Un’attività sportiva complementare all’alpinismo e praticata a stretto contatto con l’ambiente; l’obiettivo dell’alpinismo è il raggiungimento della vetta mentre per l’arrampicatore l’obiettivo è il superamento della difficoltà. Sottili differenze che generano diverse filosofie di ascesa.
Nell’arrampicata sportiva la parete da scalare è già dotata dei punti di protezione fissi.
L’arrampicata, meglio definita “Arrampicata sportiva”, è una disciplina complessa caratterizzata sia da un aspetto fisico motorio che da una importante componente psicologica. L’arrampicata può comunque essere definita come la salita di un ostacolo, sia esso una parete rocciosa o un sasso o un pannello artificiale o una qualsiasi struttura urbana.
Per arrampicata libera (o Free Climbing) si intende lo stile di arrampicata nel quale l’arrampicatore affronta la progressione con il solo utilizzo del corpo: mani nude, piedi (normalmente con le scarpette), ma anche appoggiando e incastrando il corpo intero o sue parti. Questo non esclude a priori l’utilizzo di attrezzatura, come la corda, l’imbrago, il discensore, i moschettoni, i nuts, i friends e i rinvii, ma questo equipaggiamento è usato esclusivamente per l’assicurazione, per limitare i danni in caso di caduta.
Tecnica
Nell’arrampicata lo sforzo fisico è discontinuo, alternato da movimenti morbidi di resistenza a movimenti più dinamici di forza. Generalmente il primo approccio alla tecnica avviene tramite amici più esperti che ti illustrano come usare mani e piedi, secondo il loro stile. La tecnica e l’allenamento in arrampicata è qualcosa di molto più complesso del semplice “saper usare mani e piedi”, i fattori in gioco sono: sviluppo muscolare e tendineo, conformazione fisica, coordinamento motorio, equilibrio fisico e mentale.
La prima buona regola da osservare è la calma. Se non hai mai arrampicato è bene iniziare con calma; prima di ogni sessione di arrampicata fai un po’ di riscaldamento e soprattutto non fare movimenti troppo duri.
Schemi motori
La prima volta che ti muovi sulla parete applichi lo schema motorio base dell’arrampicata, lo stesso che utilizzi per esempio per salire una scala a pioli molto verticale, o quando provi a salire su un albero. Questo schema motorio però non è efficiente per il free climb, quindi occorre ristrutturarlo disimparando e imparando nuovamente da zero. Muoversi nel mondo verticale significa muovere tutto il corpo, braccia, gambe, mani, piedi, busto, bacino e bisogna anche imparare che mani e piedi si utilizzano in più modi: per esempio i piedi non solo si appoggiano, ma possono anche agganciare di tallone o di dorso. Uscire da uno schema motorio di base per acquisirne uno più complesso lo si fa con la pratica e la voglia di provare e sperimentare.
Movimenti e posizioni
La parete può presentare un’infinita di caratteristiche da affrontare e sfruttare. Arrampicando decidi cosa muovere e come muoverti; le decisioni le prendi “leggendo la via”. Con lettura della via si intende la capacità di previsione del movimento, quindi di trovare la soluzione (espressa nel movimento) che porterà il tuo corpo a salire. Nella lettura della via l’esperienza è fondamentale, ma è bene anche dotarci di un “vocabolario” di movimenti e posizioni da utilizzare per iniziare a muovere il corpo in modo coordinato ed economico. Poi, con l’esperienza, si lascia spazio anche alla creatività di soluzioni di movimento.
Posizioni fondamentali
Le braccia sono le prime a stancarsi! sicuramente hai già provato la sensazione di irrigidimento muscolare degli avambracci: semplicemente ti sei “acciaiato”. Per evitare di stancare subito le braccia è bene abituarsi da subito a lavorare il più possibile a braccia distese, quindi cercare quegli appigli che permettono di tenere il braccio disteso.
Le gambe servono per spingere e salire, evita quando puoi di trazionare sulle braccia. Bisogna inoltre ottimizzare l’appoggio del piede tenendo i talloni bassi e appoggiando esclusivamente l’avampiede. Il piede deve essere sempre libero di ruotare a destra e sinistra facendo perno sulla punta.
Nella progressione è fondamentale muoversi con movimenti economici a livello energetico. Meno forza sprechi e più a lungo puoi rimanere in parete. La distribuzione dell’equilibrio gioca un ruolo importantissimo, quindi ricorda di usare il bacino per far cadere il baricentro all’interno dei piedi, o in ogni caso per scaricare il maggior peso possibile sui piedi. La posizione fondamentale per usare correttamente il peso e il baricentro è chiamata “triangolo”.
Tecniche base di progressione
Dopo aver sperimentato le posizioni fondamentali si può passare alle tecniche base di progressione: triangolo base, spostamento verticale, spostamento orizzontale, spostamento con aderenza, mano-piede, cambio mano, cambio piede, caricamento rovescio, dulfer e opposizione, incastro, lolotte, tallonaggio e uncino.
Tecniche di movimento per la progressione
Le tecniche di base per la progressione consistono in posizioni e movimenti che permettono l’ottimale utilizzo della forza e dell’equilibrio nel movimento verticale e su strapiombo. Di seguito una panoramica delle tecniche, che non consiste in un corso, ma che vuole essere uno spunto e riferimento per un migliore utilizzo del proprio corpo in arrampicata.
Triangolo base
Il triangolo è una posizione fondamentale di equilibrio sul piano verticale. Il concetto è molto semplice, partendo dall’immagine di un bimbo che gattona notiamo che muove un arto alla volta, quindi i punti di appoggio sulla superficie sono 3 mentre un solo arto cerca la nuova posizione di equilibrio.
Trasponendo tutto questo sul piano verticale vediamo come ottimizzare i 3 punti di appoggio, in modo da rendere la posizione più economica possibile. Come si può intuire i 3 punti di appoggio formano il triangolo, ovvero possono essere appoggiati due piedi e una mano o due mani e un piedi. Quindi nel caso di due piedi e una mano avremmo un triangolo con il vertice verso l’alto, con due mani e un piedi avremmo un triangolo con il vertice verso il basso.
Qual’è la migliore posizione del triangolo? dipende tutto dal baricentro. Per ottenere il maggiore equilibrio, sfruttando la gravità e non disperdere energia nel mantenerlo con la forza, la regola generale è mantenere il vertice del triangolo all’interno della base delimitata dagli altri due punti di appoggio, sia nel triangolo con vertice basso che quello con vertice alto.
Spostamento verticale
Una volta acquisita la posizione del triangolo base, possiamo provare ad applicarlo nello spostamento verticale. Muoversi in verticale significa partire da una posizione di riposo, quale il triangolo base, effettuare quindi un movimento ed arrivare ad un’altra posizione di riposo.
In pratica ci spostiamo da un triangolo base all’altro, progredendo verso l’alto. Sperimentando questa tecnica notiamo che si alterneranno triangoli con il vertice verso il basso a quelli con il vertice verso l’alto.
Nella progressione ricordiamoci che sono le gambe che devono spingere piuttosto di tirarci su con le braccia. Questo è importante perché utilizzando di più le gambe possiamo risparmiare molta energia, quindi utilizzeremo le braccia solo nei passaggi dove occorre effettivamente “tirare”.
Spostamento orizzontale
Lo spostamento in orizzontale è del tutto analogo a quello in verticale, ovvero ci sposta da una posizione di triangolo all’altra. La differenza sta nel cercare appigli e appoggi al nostro fianco, l’intento non è più quello di andare verso l’alto ma di muoverci lateralmente.
Le gambe e le braccia spesso si possono incrociare in questo tipo di spostamento: l’importante è tenere sempre presente la posizione di equilibrio e muovere molto il bacino per spostare correttamente il proprio baricentro.
Spostamento con aderenza
A volte può essere necessario alzarsi con i piedi, ma l’unico appoggio buono per i piedi è troppo alto per arrivarci con un singolo spostamento. Se la parete non è strapiombante è possibile arrivarci con lo spostamento in aderenza.
L’aderenza è possibile a condizione di avere gli appigli buoni per le mani: tenendo bene gli appigli bisogna spostare il peso del corpo, quindi il bacino, lontano dalla parete spingendo e stendendo le gambe. Un piede lo si appoggia in aderenza sulla parete tra l’appoggio di partenza e quello di arrivo, poi caricando e spingendo sul piede in aderenza si sposta l’altro piede sull’appoggio di arrivo. Una volta arrivati con il piede sull’appoggio voluto il bacino ritorna vicino alla parete.
Mano-piede
E’ la tecnica che permette di “liberare” una mano da un appiglio in situazioni di equilibrio precario mettendo al suo posto il piede. Il movimento si realizza appunto agganciando l’appiglio con il piede, quindi è molto facile che la mano e il piede si trovino in prossimità. Una volta assicurati con il piede si libera la mano e la si sposta all’appiglio successivo.
Cambio mano
Può essere necessario cambiare la mano su un appiglio, ovvero se si ha la mano destra voler utilizzarlo con la sinistra e viceversa. La tecnica del cambio mano è necessaria dove gli appigli sono troppo piccoli per fare un accoppiamento di mani. Quindi le tecniche di cambio mano sono fondamentalmente due.
La prima consiste nel togliere una mano e velocemente prendere l’appiglio con l’altra mano, magari facendo un piccolo spostamento verso la parete in modo da sfruttare un “punto morto” di equilibrio.
La seconda consiste nel togliere un dito alla volta della prima mano e contemporaneamente aggiungere sulla presa le dita della seconda mano. Ad esempio se ho la mano sinistra sull’appiglio comincerò a togliere il dito indice della sinistra e mettere il mignolo o anulare della destra, quindi toglierò il medio della sinistra e aggiungerò il medio della destra e così via, fino a togliere l’intera mano sinistra ed avere sull’appiglio solo la mano destra.
Cambio piede
Il cambio piede si può effettuare in tre diversi modi. Il primo, analogamente al cambio mano, lo si effettua con un saltello. Nel secondo modo si accosta la punta del piede “da mettere” sopra la punta del piede in appoggio, quindi lentamente si scosta il piede in appoggio e si fa entrare l’altro piede. Il terzo modo consiste nello sfruttare l’aderenza: quindi tenendo con le mani due appigli consistenti si porta il bacino lontano dalla parete, si appoggia il piede “da mettere” in aderenza sulla parete subito sopra il piede in appoggio, Quindi si sposta anche il piede in appoggio in aderenza vicino all’altro piede, che subito scende sull’appoggio. Si ritorna quindi con il bacino vicino alla parete ristabilendo gli equilibri.
E’ importante per il cambio piede avere comunque due buoni appigli per le mani.
Caricamento rovescio
Caricare in rovescio significa prendere un appiglio con il palmo della mano rivolto verso l’alto, ovviamente non tutti gli appigli sono indicati per essere utilizzati in “rovescio”. Da tenere in considerazione che per sfruttare al massimo un appiglio in rovescio bisogna portare il bacino verso l’alto spingendo sui piedi, o comunque cercare l’opposizione con il rovescio attraverso la spinta sui piedi.
Fonte: http://www.arrampicata-sportiva.it/tecniche-di-progressione.html