Un trekking che ci ha fatto conoscere parte di una terra tanto bella andando oltre i Sassi di Matera e apprezzare paesini arroccati abbracciati da paesaggi di notevole bellezza.
Decidiamo di partire dallo Ionio per arrivare al mar Tirreno. Policoro il paese di partenza del nostro trekking, ci arriviamo con 2 ore di autobus da Bari. Visita al paese col suo bel centro storico dove la gente passeggia e chiacchera in attesa della sera. Già si coglie un’atmosfera genuina nonostante a 5 km ci sia il mare con km e km di spiagge e lussuosi hotel. Per dormire chiediamo alla gente del posto, abbiamo optato per l’avventura, non ci si è più abituati ma l’incognito o meglio sarà quel che sarà ha un suo fascino sempre. Andata, buona cena buoni prezzi, facciamo conoscenza con i peperoni cruschi una specialità del posto che troveremo spesso sui piatti tipici della Basilicata. Lasciamo Policoro il mattino seguente alle 8 alla volta di Tursi la nostra prima tappa di circa 27 km. All’inizio e per circa una decina di km. il percorso è una delusione, strada provinciale piuttosto trafficata e direi pericolosa non ci sono spazi per i pedoni e non ci sono tracce di sentieri secondari, dobbiamo seguire le uniche indicazioni. Curva dopo curva il paesaggio cambia e ai lati della strada fan capolino coltivazioni a perdita d’occhio, vigneti ancora carichi di grappoli d’uva davvero invitanti, alberi da frutta, uliveti e ovunque campi ben curati e lo spuntino di mezza mattina è un piacevole intervallo in plein air. Arriviamo a una deviazione che risalendo per 2 km ci permette d’arrivare al Santuario della Madonna di Anglona che domina la vallata tra i fiumi Angri e Sinni, il santuario risale al XI secolo alcune monache sono stanziate lì e si sta celebrando un matrimonio. Consumiamo il nostro pranzo al sacco e ridiscendiamo per riprendere la Provinciale per Tursi circa altri 14 km.
Tursi con il suo antico quartiere Rabattana messo lassù, visto dal centro nuovo, sembra un presepe soprattutto al calar della sera quando si accende. Parecchio fatiscente, vicoletti scalinate case diroccate, poche quelle ancora abitate ma in questo percorrerlo mantiene una sua atmosfera. Sempre parlando con la gente del posto troviamo una buona sistemazione per la notte e un buon posto per cenare dove oltre all’eccentrico proprietario incontriamo un ragazzo di Milano che come noi si è cimentato in questa avventura ma al contrario e per di più in tenda, beato lui.
Il mattino presto si riparte per Craco Peschiera da dove proseguiremo per Craco il paese fantasma 2° tappa, ci danno 19 km ma ce ne sono altri 7 per salire a Craco alto, e chiaramente 7 per ridiscendere. Fa ancora molto caldo il cammino sempre su asfalto non facciamo più di 5 km all’ora tutt’intorno colline brulle e i primi calanchi, spettacolare. Facciamo meno di 5 km all’ora, il caldo è pesante lo zaino anche, oltre ai cambi per 12 giorni, non puoi farti mancare cibo e acqua, tra un paese e l’altro il nulla e, non puoi non soffermarti ad ammirare e scattare qualche foto. Però che spettacolo.
Salendo verso Craco fantasma attraversiamo sentieri che si snodano tra colline color oro intervallate da rigogliosi spazi verdi ben coltivati è un continuo meravigliarsi. Il paese chiaramente diroccato si staglia lassù nel cielo blu e dà l’impressione di un tempo molto remoto. Nulla è più simbolico di Craco per definire un paese fantasma, fu abbandonato negli anni 60 a causa di una grande frana, il suo fascino è indescrivibile. Lo vedi lassù e pare irraggiungibile quasi avvolto nel mistero domina la vallata, direi che da solo merita la fatica. Un piccolo museo all’arrivo e una vecchia chiesa chiusa offrono uno spazio per contemplare lo spettacolo consumando il pranzo al sacco. Si ritorna giù, e anche se non in programma decidiamo per Stigliano poiché qui a Craco non abbiamo trovato da dormire, ci hanno detto che c’è un unico pulmino che porta a Stigliano, non si sa bene a che ora passi e ci incamminiamo.
Sono altri 38 km, decisamente troppi in aggiunta a quelli già percorsi, no qualcosa passerà, nel frattempo ci avviamo. Un pulmino ci supera, facciamo appena in tempo a vedere la scritta Stigliano, un urlo un fischio, si ferma per fortuna, percorso lungo, strada a curve e stretta arriviamo a 900 m.s.l.m. Unico alloggio disponibile un antico pastificio trasformato in hotel, 2 km per raggiungerlo dall’altro lato del paese peraltro molto interessante con la sua grande parrocchia e i suoi vicoli tra le vecchie case. L’indomani mattina domenica, ci mettiamo in cammino, i primi 2 km per arrivare al bivio che ci indica la direzione per Aliano 3° tappa.
La grande strada che porta a fondo valle è deserta, il sole si fa presto caldo, campi curati a perdita d’occhio e asfalto, arrivate a fondo valle ancora asfalto e altri 5 km di risalita per raggiungere Aliano quindi i km che dovevano essere meno di 20 diventano 5 in più, Più ci avviciniamo al paese sempre ben arroccato, più i colori della terra si fanno più accesi. Il paesaggio diventa quasi surreale. Calanchi, gole profonde, il tutto si forma per l’erosione del terreno che si produce per l’effetto del dilavamento delle acque su rocce argillose degradate con scarsa vegetazione. Un fenomeno sempre molto discusso ma quel che è certo è che trovarcisi davanti è da mozzafiato. Un paesaggio aspro e suggestivo, fatica ben ripagata. Visitiamo la casa museo di Carlo Levi autore di Cristo si è fermato a Eboli. Lo scrittore vissuto qui al confino per anni, ha scelto poi di essere sepolto nel piccolo cimitero locale. La gente anziana del posto se lo ricorda bene. Siamo oltre metà settembre e quasi tutte le poche strutture ricettive sono chiuse. Alla fine ci sistemiamo a palazzo Scalzi, che affaccia sull’unica piazza. Il mattino seguente alle 8 siamo davanti all’unico bar che dicono solito aprire per quell’ora per gustarci un minimo di colazione. Aspetta e aspetta, passano 45 minuti, pazienza, ma come metterci in moto senza un buon caffè? L’attesa ci è provvidenziale, tra alcuni indigeni che aspettano l’aprirsi del bar, un tipo ci consiglia di scendere a valle lungo la strada in costruzione all’altro lato del paese. Telefona al fratello che sovraintende ai lavori chiedendo se è possibile. Andata bè un’ulteriore sfregio alla montagna, ma darà la possibilità di abbreviare il tragitto per Aliano.
In men che si dica siamo a fondo valle, e di nuovo sulla provinciale alla volta di Guardia Perticara 4° tappa. Ci han consigliato di non perderla, 16 km, poi saranno solo una decina per Corleto Perticara. Si risale, asfalto e campi, campi e caldo e asfalto, ma quando arriviamo alla piazza di Guardia Perticare ne restiamo affascinate al punto che decidiamo di fermarci per la notte. Siamo fortunate l’unico albergo con ristorante è ormai chiuso ma al bar una signora ci trova una sistemazione in casa privata. Una meraviglia questo paesino che conta oggi poco più di 500 abitanti devastato da 2 terremoti uno fine 800 e l’ultimo 1980. Sulle facciate delle case tutte rigorosamente ricostruite in pietra a vista, sono riprodotte le foto delle vecchie case prima dell’intervento operato e che oggi mette in bella mostra il fascino delle strette viuzze sulle quali affacciano. Due bar sull’ unica bella piazza con vista sul fondovalle e una salumeria aperta per fortuna così da poter arrangiare una cenetta.
Il mattino arriva in fretta e ci prepariamo per Corleto Perticara 5° tappa all’incirca 23 km. Arriviamo a Corleto paese di 2500 abitanti e oggi tutti in fermento per l’elezione del nuovo sindaco. Per la notte troviamo posto presso il vecchio albergo sulla piazza principale e dopo esserci sistemate ci perdiamo per le vie del paese. Il nostro camminare ha come scopo anche poter conoscere tutti questi paesini arroccati, nelle arcate di quello che rimane delle vecchie mura della città, gruppi di sculture raccontano la storia di questo borgo risalente al XII secolo che dall’alto come un po’ tutti domina la val d’Agri. La storia segue le scie di tutto il sud, Normanni Angioini Aragonesi, molto visibile tutto il periodo del Risorgimento, paese ricco di storia, ma non possiamo non restare colpite dalla vista delle torri di pozzi di petrolio che deturpano l’ intera collina di fronte a noi che col calar del buio riflette ancora di più i fuochi testimoni di un’aggressione a questa terra che non capiamo, una terra che sembra incontaminata .parliamo con la gente, tanti pareri e malcontenti, deludente davvero .
La tappa seguente la 6° Corleto P. Viggiano sono 41 km sempre su strada provinciale e ci dicono molto trafficata dalle autobotti per cui poco raccomandabile a piedi. Decidiamo di percorrerne una parte fino alla diga del Pertusillo, o lago del Pertusillo, posto a 500 m di altitudine tra folti boschi, le sue acque sono tra azzurro e il verde smeraldo. La località è chiamata Montemurrose, pare che il fiume in questo punto passasse tra 2 rocce come vi fosse un pertugio. Un bel bacino creato verso gli anni 60 quando non c’era ancora attività petrolifera, e se si lascia perdere tutto il resto, è un bel colpo d’occhio. Dopo circa 20 km ci affidiamo a mezzi di fortuna per raggiungere Viggiano, 6° tappa. Con i suoi circa 4000 abitanti e posta a 975 m.si presenta molto interessante. Nella piazza prima di percorrere il grande viale che porta al centro storico come in un museo all’aperto, sculture che rappresentano strumenti musicali, Viggiano è conosciuta come città della musica e vi si costruiscono arpe. Intorno belle montagne le fan da cornice.
Pronte per la 7° tappa: Tramutrola dovrebbero essere circa 14 km, ma non sarà così, non è mai così. Giornata splendida e calda e noi scendiamo a fondo valle. Ai lati della strada vigneti a perdita d’occhio, un agricoltore ci invita a prenderne un po’ spiegandoci le varie qualità, un dolce intermezzo prima di attraversare Villa d’Agri grosso paese dove probabilmente si può trovare di tutto a giudicare dal via vai, brutto a vedersi attraversarlo è un caos e la sua periferia ci accompagna per km con la sua zona industriale a lato della strada molto trafficata. Finalmente ne siamo fuori ma i km che ci aspettano sono ancora tanti. Arrivate al cartello Tramutola ci rendiamo conto che siamo solo all’inizio del comune, ancora prati campi qualche casa sparsa e più su tra i boschi, un piccolo cimitero. Ma il paese ancora non si intravede, solo dopo altri 3 km le prime case su vari livelli di strada, è il paese nuovo, il borgo è ancora più su. Sostiamo nel parco giochi per consumare il pranzo, fa caldo e la fame si fa sentire. Riprendiamo per arrivare al borgo, e tutto cambia, davvero bello, si respira anche qui l’atmosfera di un tempo lontano, quando anche da noi la gente sedeva sulla porta di casa a conversare. Dalla biblioteca, edificio antico, esce il responsabile che avendoci viste passare con gli zaini in spalla ci ha chiamate per una piccola intervista, 4 foto insieme e proseguiamo incontrando una quantità di piccole macellerie con esposte piccole quantità di carni ,dalla faccia genuina e possiamo ben dirlo per averle provate. Come sistemazione troviamo una bellissima vecchia casa ristrutturata con classe e ne approfittiamo per cucinarci delle belle e buone bistecche. Visitiamo in ogni angolo l’antico borgo a 700 m. di altitudine con le sue due chiese. San Rocco e SS. Trinità, la fontana lavatoio dove una donna è intenta a lavare i panni, ci sentiamo proiettate all’indietro ed è una bella sensazione.
Il mattino dopo una buona colazione siamo pronte ad affrontare l’8° tappa, Moliterno. In piazza della fontana incontriamo un anziano il quale ci indica un percorso nei boschi. Non si scende questa volta si sale, sempre asfalto ma in mezzo a fantastici castagneti intervallati da campi da pascoli, siamo nel bel mezzo del parco naturale dell’appennino Lucano Val D’Agri con i suoi 500 m. di dislivello, una meraviglia. Questo percorso ci porta a 1200m. Il sole è caldo una volta uscite dal bosco, il paesaggio tutt’intorno affascinante e decidiamo per la sosta pranzo. Si riprende poi a scendere che pace, silenzio assoluto, al cartello che indica Moliterno 870m. s.l.m. sappiamo che di km. da percorrere ce ne sono ancora. Giungiamo all’inizio del paese e ecco un distributore e un bar per un buon caffè finalmente. Facciamo quattro chiacchere con le persone al bar tra cui un autista di autobus il quale ci dice che per Lauria sono più di 40 km, non ci sono autobus da Moliterno e la strada è assolutamente sconsigliabile da percorrere a piedi, inoltre ha cominciato a piovere e sarà così anche l’indomani. Alla fine c’è la possibilità alle 6.30 di prendere il pulmino piccolo fino a Lagonegro circa 18 km. e da lì potremmo proseguire a piedi per Lauria, sì, ottima soluzione. Proseguiamo per il centro, il paese conta circa 4000 abitanti, un paese piuttosto grande, anche qui viuzze che si inerpicano, scale che salgono e che scendono, arriviamo ai resti del castello inagibile ma d’effetto. Un bel paese. Troviamo da sistemarci, poi in giro per visitare questo bel paese. Un ufficio della proloco posto in un palazzo antico con nostra sorpresa è aperto. Tutto accade così rapidamente che quasi non ce ne rendiamo conto. La responsabile alza il telefono e dopo cinque minuti ci ritroviamo sullo scalone del bel municipio dove il giovane sindaco da poco eletto ci attende, con lui alcuni consiglieri. Si complimentano con noi e assicurano che stanno lavorando perché sempre più persone come noi possano conoscere la Basilicata, promettono che si adopereranno perché al più presto tutti i percorsi possano essere segnati come conviene rendendo fattibile in modo sicuro questi trekking, ad oggi rimane una grande lacuna. Lasciamo Moliterno alle 6.30 sotto la pioggia e con lo zaino più pesante di 1 kg. Ma ne valeva la pena, un ottimo formaggio locale il canestrato, ricavato dal latte di pecora e conservato per la stagionatura dentro a dei canestri fatti a mano. Una prelibatezza che allieterà il nostro palato nei giorni a venire. Il tragitto a bordo di un pulmino è tortuoso la strada tipica di montagna e piove. Durante i 18 km. il pulmino fa fermate varie a lato dei campi e dei boschi per raccogliere i pochi studenti che arrivano dalle case sperdute per recarsi alle scuole di Lagonegro. Giusto il tempo di fare colazione in un bar e prendere del pane poi si riparte.
Lauria 9° tappa ci aspetta. Dopo pochi km su strada molto trafficata incontriamo la ciclabile di cui ci avevano parlato al bar, tutt’altro camminar non c’è che dire. Fiancheggiamo la strada, ma siamo tra gli alberi e questa ciclabile era la vecchia ferrovia locale, le piccole vecchie stazioni sono ancora lì, chiuse ma in buono stato con le loro docce e bagni esterni e il nome ancora stampato sull’entrata : NEMOLI 1929. Sostiamo qui per la pausa pranzo e ci immergiamo in questa atmosfera. Più in là una squadra di operai che lavorano al ripristino della strada e un pastore con alcune pecore ci dice che la ferrovia collegava Lagonegro, Rotonda, Nemoli, Lauria poi trasformata in ciclovia con un costo elevatissimo, non abbiamo idea di quanto sia utilizzata, ma per noi è manna. Passiamo una galleria di circa 2 km. buio pesto, poi di nuovo il profumo del bosco bagnato, e dopo poco il cartello Lauria, grosso paese che conta 12400 abitanti e si divide in Lauria alto e Lauria basso. Ancora 3 km in aggiunta ai 18 percorsi ed eccoci al centro del paese alto. Lauria copre un territorio molto esteso con un notevole dislivello che va dai 100m. s.l.m. ai 2005 m della cima del monte Papa. Anche Lauria cittadina arroccata affaccia sulla valle del Noce ed è ricca di storia. La sera nel punto più alto dove sorge un Santuario e i resti del castello è uno spettacolo restare sedute ad aspettare che tutto si accenda come un presepe, dall’alto in basso, dal basso all’alto, suggestivo. Per la notte siamo alloggiate in un vecchio albergo ormai giunto alla fine dei suoi giorni. Il rumore di un violento temporale si fa sentire per tutta la nottata e al mattino, alberi abbattuti un po’ ovunque.
Al primo bar aperto facciamo colazione pronte poi a ripartire per la 10° tappa: Trecchina che si vede arroccata dall’altro lato della vallata. La ragazza del bar chiama una conoscente a Trecchina per una sistemazione proprio sotto all’antico castello. Perfetto, giù verso Lauria bassa poi su verso Trecchina, 16 km, ma la strada sempre trafficata, ci sarebbe un sentiero, ma dicono bisogna conoscerlo e col maltempo diventa ancora più difficile. Trecchina con i suoi 2000 abitanti si presenta davvero interessante. Naturalmente per raggiungere l’abitazione ci alziamo ancora un bel po’ ma da lassù tra il passar di una nuvola e l’altra il cielo si fa azzurro e dalle nostre finestre sembra d’essere in un film. Ancora una volta soddisfatte e contente. Si visita in fretta, il cuore del paese è dove siamo noi ed è un gioiellino. Per cena visitiamo i due ristoranti del paese ma a parte il fatto che gli orari sono sempre sul tardi, non troviamo posto, è sabato e sono al completo. Risolviamo al negozio di alimentarie buona notte.
L’indomani 11° e ultima tappa: Maratea, sono solo 10 km e la giornata è splendida, il percorso sulla grande strada che costeggia i castagneti è rilassante. Poi i boschi scemano il paesaggio si fa selvaggio ed ecco il mare blù, il Tirreno laggiù all’orizzonte, già ci pregustiamo il momento in cui ci lasceremo cullare dalle sue acque color cobalto .Ora non ci resta che scendere verso Maratea centro, trovare una sistemazione almeno 3 giorni così da poter tranquillamente riposare a bordo mare. Arrivando al paese alziamo lo sguardo al Cristo che dall’alto domina il mare, già che ci siamo ci arriviamo sembra fattibile. La strada a tornanti non finisce mai, camminiamo da più di 1 ora ma sembra ancora lontano. Un altro temporale all’improvviso, torniamo in paese e troviamo un appartamento dove abbandoneremo l’amico zaino per un po’ con l’illusione di sonnecchiare in riva al mare. Illusione che rimane tale, pioggia e maltempo ci perseguitano, il mare lo vediamo dalle finestre e quando decidiamo di raggiungerlo comunque, scendiamo per viottoli che attraversano terreni e campi per più di 5 km. Prima del mare troviamo la stazione ferroviaria, Maratea è bella, il mare lo saluteremo dal treno solo 2 giorni dopo, il maltempo non ci ha dato tregua, pazienza abbiamo riposato pensando alla prossima avventura.